Siria: un mese dopo l’offensiva turca “Sorgente di pace” non si attenua l’emergenza umanitaria

Data 07.11.2019

di Daniele Rocchi - AgenSIR

Emergenza in Iraq

È grave la situazione umanitaria nel versante iracheno, al confine con la Siria. Daniele Mazzone, vice responsabile dei progetti AVSI in Iraq, cita dati dell’UNHCR (Alto Commissariato Onu per i Rifugiati) aggiornati alla fine di ottobre: sarebbero circa 11.300 i siriani che si sono mossi dalla Siria verso il Governatorato di Dohuk, in territorio del Kurdistan iracheno, a causa dell’offensiva turca.

Nella seconda metà di ottobre il flusso è stato di 1200 persone al giorno – spiega Mazzone –. Se dovesse mantenersi tale arrivare a 50 mila sfollati sarà questione di poco tempo. Questi andrebbero ad aggiungersi ai circa 200 mila rifugiati siriani già presenti. 250 mila persone è una cifra importante per le dimensioni del Kurdistan iracheno”.

Settimana scorsa si è tenuto un meeting delle ong impegnate sul terreno e l’UNHCR. “È emerso che la situazione è molto fluida e soggetta a repentini cambiamenti. Molto dipenderà da ciò che accadrà in Siria”. Nel frattempo, afferma Mazzone, “i nuovi arrivati dalla Siria vengono accampati nel campo di Bardarash, già chiuso una volta e ora riaperto per l’occorrenza. Si parla anche di un possibile secondo campo sempre nella stessa area, a Domiz”.

A Bardarash manca tutto, assistenza sanitaria e igienica, acqua potabile, cibo, istruzione. Ogni aiuto è per ora fermo perché le autorità curde hanno paura di infiltrazioni da parte di militanti di Daesh, del Pkk curdo, dell’Ypg.

Mazzone, vice responsabile dei progetti AVSI in Iraq

Fintanto che le indagini sui presunti sospetti non vengono chiuse l’UNHCR non ha il permesso di entrare nel campo per assistere le persone. Il nervosismo da parte delle autorità curde irachene è evidente e questo pesa nei rapporti con le ong presenti. Non esiste infatti nessun tipo di coordinamento. Come AVSI – conclude il vice direttore – siamo nella rete di ong (Ncci) impegnate nell’azione di monitoraggio della situazione. Abbiamo un progetto a Dohuk che assiste rifugiati, sfollati e comunità ospitante e alla luce di questi bisogni potremmo anche includere persone dalla Siria nelle nostre attività”.