KALEMIE (Repubblica Democratica del Congo) - A pochi km ci sono le spiagge del Tanganyika, lunghe, deserte se si escludono i pescatori che all’alba e al tramonto le popolano. Il vento increspa l’acqua e le acque del lago assomigliano più a quelle del mare. Ma nella regione periurbana e urbana di Kalemie, nel sud est della Repubblica Democratica del Congo, l’aria che si respira è pesante. In questi mesi, la cittadina vive le violenze tra gli allevatori pigmei e gli agricoltori luba: un conflitto antico, ma che nell’ultimo anno si è inasprito al punto da mettere in ginocchio un’intera regione. Gli ultimi dati parlano di centinaia di morti e almeno 365mila sfollati.
Il racconto di Lucille. “Sono fuggita a piedi per più di 35 kilometri prima di fermarmi a Kalemie – racconta Lucille - E come me gran parte degli abitanti del mio villaggio, tra i più colpiti dal conflitto”. Le famiglie di Kalemie fanno quello che possono. Accolgono i nuovi arrivati ma non sono in grado di fornire assistenza a un così alto numero di sfollati. E cosi la geografia della cittadina si trasforma ed esplode in campi di fortuna, creati velocemente, con l’esigenza di accogliere chi ha perso tutto e continua a raggiungere la cittadina sul lago.
Raggiunte oltre 12 mila famiglie. La Fondazione Avsi, che in Repubblica Democratica del Congo è presente dal 1972, si è attivata per sostenere la popolazione in fuga con il progetto ARCC III, finanziato da UNICEF e che prevede la distribuzione di denaro contante a chi è fuggito. Con l’obiettivo di dar loro i mezzi per ricominciare.
Negli ultimi dieci giorni sono state raggiunte oltre 12mila famiglie, che hanno ricevuto 72 dollari ciascuno per un totale di quasi 870mila dollari. Uno dei più grandi interventi mai realizzati dalla ong in Congo: più di 72mila persone sono state in questo modo assistite attraverso un approccio innovativo che lascia al beneficiario la libertà di soddisfare i propri bisogni nel modo a lui più opportuno.
Si discutono le priorità. Prima di ricevere l’aiuto, però, le persone coinvolte hanno partecipato a diverse sedute di sensibilizzazioni nelle quali gli è stato spiegato come utilizzare il denaro, come contare le banconote e come operare gli acquisti sul mercato. Le sensibilizzazioni mirano anche a far prendere coscienza di quali sono i bisogni prioritari, di quanto sia importante pagare le tasse scolastiche ai figli o di come sia auspicabile che le priorità siano discusse in famiglia, tutti insieme.
“Rimborserò il debito che avevo contratto per mandare mio figlio a scuola e avrò finalmente i soldi per comprare il cibo” continua Lucille. Dietro di lei, i suoi vecchi vicini di casa, aspettano con pazienza il loro turno per ricevere l’assegno. Uno per volta, mostrano un documento di riconoscimento che deve combaciare con quello utilizzato nel momento della identificazione, ricevono un assegno e con questo si recano in banca, che per l’occasione ha creato un ufficio ad hoc, poche centinaia di metri più avanti.