"E' la società civile l'attore centrale dello sviluppo, in quanto espressione delle modalità che la comunità umana adotta per affrontare i bisogni delle persone che ne fanno parte". Così il presidente di AVSI Alberto Piatti ha raccontato l'impegno di AVSI per creare uno sviluppo sostenibile e duraturo, in un incontro con gli studenti dell'università Ca' Foscari di Venezia
“Imprese e organizzazioni erogano beni e servizi alla persona, alla famiglia, alla comunità. Per questo, lo sviluppo è sostenibile se ha come punto di partenza il talento e il desiderio della persona e come punto di arrivo il bisogno reale della persona: perché la persona si organizza per rispondere ai bisogni umani”.
L'occasione per tornare a parlare di ultimo miglio e delle strategie più efficaci per creare “un mondo migliore” è stata la conferenza di mercoledì 12 febbraio, “Ultimo Miglio: al cuore dello sviluppo”, nell'Aula Baratto dell'università Ca' Foscari. Presenti all'evento veneziano, oltre a un folto pubblico di studenti, Pietro Basso, direttore del master Ca' Foscari sull'immigrazione, Giorgio Bertinetti, direttore del dipartimento di Management, Chiara Mio, delegata alla responsabilità sociale dell'ateneo e Fabrizio Turoldo, docente di bioetica.
“La sfida dello sviluppo si gioca sulla capacità di offrire alla persona un aggancio per accedere ai servizi che devono adattarsi ai bisogni reali – ha spiegato Alberto Piatti nel suo intervento - Per AVSI questo aggancio si chiama ‘ultimo miglio' ed è fondamentale per colmare il vuoto tra la persona e l'infrastruttura”.
Nel corso dell'incontro, Alberto Piatti ha parlato anche del ruolo della comunità internazionale, degli Obiettivi del Millennio, lontani dall'essere raggiunti e di politiche condivise che vanno ripensate.
“Se non si riscopre l'innata dignità che rende la persona protagonista, lo sviluppo non inizierà mai. Negli ultimi anni, le politiche internazionali di cooperazione allo sviluppo hanno mostrato tutti i loro limiti, perché incapaci di raggiungere la singola persona e i suoi immediati bisogni. Per far ciò, il dirigismo o lo statalismo a livello internazionale non servono. Bisogna, invece, valorizzare le forme libere di associazione, di autorisoluzione dei problemi, le realtà che erogano servizi alla persona o di pubblica utilità: rimettere al centro del discorso internazionale sullo sviluppo il ruolo della società civile”.
Il sito della Ca' Foscari