AVSI, nata nel 1972, è un’organizzazione non profit che realizza progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in tutto il mondo da oltre 45 anni. AVSI nasce per iniziativa di alcune persone che vivevamo l’esperienza del movimento ecclesiale di Comunione e Liberazione.
Oggi lavoriamo in 32 paesi, in particolare nell’Africa sub-sahariana e la regione dei Grandi Laghi, in Medioriente e in America Latina, con 200 progetti e 3.700.000 beneficiari diretti, uno staff di oltre 1700 persone e un bilancio di 68 milioni di euro al 2018.
Una caratteristica di AVSI è la collaborazione con partner locali, molti dei quali organizzazioni religiose, in diversi settori: educazione, protezione infantile, sviluppo urbano, agricoltura e interventi per rifugiati e migranti.
Missione
AVSI fonda i suoi progetti di cooperazione nei diversi settori su un’attenzione preferenziale per l’educazione intesa come accompagnamento della persona alla scoperta di sé e al riconoscimento dell’altro come un bene.
Metodo
Per realizzare i progetti AVSI opera secondo questi criteri:
- partire dal valore della persona, mai definita dalle circostanze in cui vive
- considerare la persona sempre nel suo contesto famigliare e comunitario
- fare con: accompagnare e lasciarsi accompagnare, riconoscendo che tutti abbiamo in comune la stessa esperienza umana
- coinvolgere gli stakeholder: favorire il concorso di tutti, beneficiari, operatori, partner, donatori, settore privato
- imparare dall’esperienza e capitalizzare le lezioni apprese.
Vorrei spiegare questi punti con tre esempi che facciano capire cosa significa per noi lavorare con organizzazioni con ispirazione religiosa.
Uganda, progetto Score
Il primo esempio è il progetto SCORE (Sustainable Comprehensive Responses for Vulnerable Children and their Families) realizzato in Uganda in diversi distretti e conclusosi un anno fa dopo 7 anni di attività. SCORE è stato finanziato da USAID all’interno del programma PEPFAR (President's Emergency Plan for AIDS Relief) con un budget di quasi 38.000.000 di dollari.
Lo scopo del progetto era di garantire risposte sostenibili alle esigenze di bambini e famiglie vulnerabili con:
- 200 mila persone coinvolte
- 34 mila famiglie raggiunte
- 50 partner per l’implementazione del progetto
- 1.600 villaggi e gruppi di risparmio per un totale di 37.000 membri
Uno degli obiettivi di SCORE era quello di sviluppare relazioni con le comunità e favorire la collaborazione con le istituzioni locali, piuttosto che focalizzarsi solo sulla distribuzione di beni e servizi. L’elemento più importante di questo progetto è il modello di graduation, un approccio grazie al quale i gruppi di beneficiari del progetto, in particolare donne, sono supportati con la creazione di corsi professionali e assistenza tecnica per avviare attività generatrici di reddito. Alla fine di questo percorso le persone sono economicamente indipendenti e di conseguenza escono dal progetto in quanto hanno superato la soglia di povertà.
Le persone in genere temono la fine del progetto, perché significa non ricevere più beni e servizi. Nel progetto Score invece è stato sorprendente vedere la felicità delle donne, quando venivano “laureate”, graduate, e finalmente veniva riconosciuta la loro indipendenza. Il progetto ha funzionato e migliaia di famiglie sono diventate indipendenti e capaci di provvedere ai propri bisogni e a quelli dei figli, supportando anche le spese mediche e di istruzione.
Il modello graduation ha funzionato in particolare quando si è appoggiato a gruppi di organizzazioni con ispirazione religiosa in quanto sono state in grado di supportare le donne in modo più prossimo quindi efficace nel percorso di sviluppo umano e professionale.
Iraq, progetto “A virtuous production cycle to relaunch a city and its economic fabric for IDPs and returnees to the Nineveh Plain”
Il secondo progetto che vorrei presentare oggi è “A virtuous production cycle to relaunch a city and its economic fabric for IDPs and returnees to the Nineveh Plain”, che AVSI sta implementando a Qaraqosh, nella Piana di Ninive (Iraq) con fondi dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Bureau for Population, Refugees and Migration (PRM) pari a 3.000.000 di dollari.
L’obiettivo principale del progetto è di fornire opportunità di sostentamento per contribuire a ricreare le condizioni ideali per una ripresa economica e per il ritorno degli sfollati interni alla loro città d’origine con la ricostruzione di imprese agricole.
Le attività più importanti sono:
- Rafforzare le organizzazioni delle comunità locali e mettere le basi per un progetto gestito dalla comunità
- Ripristinare i mezzi di sussistenza economica riattivando oltre 100piccole e medie imprese agricole in vari settori
- Promuovere l'impegno civico e la coesione sociale attraverso la formazione inclusiva e la ricostruzione dell'orto comunitario.
I beneficiari sono oltre 3.000 rimpatriati iracheni e sfollati interni (50%).
In questo caso è stato fondamentale l’aiuto del partner locale Church Supreme Board for Construction of Baghdeda (BfCB), gestito da padre George Jahola della Chiesa Caldea. Questa organizzazione si occupa della ricostruzione di Qaraqosh. È solo grazie all’intervento delle organizzazioni di base, che condividono con la popolazione il riferimento all’ispirazione religiosa, che è possibile raggiungere i beneficiari nel loro bisogno più autentico, e quindi accompagnarli a riavviare la propria vita, il proprio lavoro.
Siria, progetto Ospedali Aperti
Un ultimo esempio: il progetto Ospedali Aperti, promosso grazie all’iniziativa del card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria dà supporto tecnico a tre ospedali non profit cattolici: l’Ospedale Italiano e l’Ospedale Francese a Damasco, e l’Ospedale St. Louis ad Aleppo. Questo progetto dal 2017 ha già assicurato più di 27.000 cure gratuite a siriani poveri.
Un elemento importante di questo progetto è che la maggior parte delle persone curate presso gli ospedali cattolici sono musulmani: un evidente contributo da parte delle organizzazioni religiose per la ricostruzione pacifica della Siria.
Conclusioni
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Il segno distintivo delle organizzazioni con ispirazione religiosa: l’apertura a tutti senza distinzioni o pregiudizi di tipo culturale, religioso o razziale
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Le organizzazioni con ispirazione religiosa promuovono l’inclusione: nessuno è lasciato indietro perché ogni persona è considerata come parte di una famiglia e comunità. Includono e coinvolgono beneficiari e sensibilizzano altri partner.
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La vicinanza: le organizzazioni con ispirazione religiosa sono vicine alle persone. Questo garantisce l’opportunità di comprenderne i veri bisogni, di riconoscerli e creare un ponte tra istituzioni/governi e l’individuo
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Una nuova cultura: le organizzazioni religiose creano una nuova cultura basata sul rispetto della persona, dato che propongono un approccio diverso sul tema dei diritti umani considerati da un punto di vista concreto, dal basso, non ideologico; ispirano nuovi percorsi per la protezione dell’infanzia, la lotta al lavoro minorile, la promozione all’emancipazione femminile nella vita quotidiana.
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Un’organizzazione con ispirazione religiosa è capace di riconoscere la rilevanza del “senso religioso”: non c’è un vero sviluppo se non si tiene nella dovuta considerazione la forza e l’impatto che genera l’appartenenza a un credo religioso da parte dei beneficiari e le implicazioni nella vita pratica, nelle scelte, di questa appartenenza. Soprattutto in Medio Oriente e in alcuni villaggi e regioni dell’Africa e dell’America Latina, solo le organizzazioni con radicamento religioso hanno le categorie culturali e umane per rispettare lo spazio che l’esperienza personale di fede occupa nella vita dei beneficiari nella vita dell’individuo (in modo da educare e creare relazioni). Un approccio “secolarizzato” potrebbe avere un effetto controproducente, creare distanza o diffidenza.
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Per questo auspichiamo che si consolidino i finanziamenti di governi e stakeholders alle organizzazioni con ispirazione religiosa dopo attenta selezione: perché vuol dire fare un investimento di lungo periodo, raggiungendo le persone in modo prossimo e corrispondente ai loro bisogni più profondi e autentici, e rispondendo anche alla domanda di uno sviluppo sostenibile come indicato dagli SDGs dell’agenda 2030
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Certo occorre selezionare nel modo migliore i temi che meritano di essere finanziati: la selezione dovrebbe essere basata non solo sulla qualità e struttura del progetto, ma anche tenendo in considerazione l’affidabilità e la responsabilità e la capacità dell’organizzazione che si candida, la sua presenza in un territorio, le sue relazioni con i livelli diversi della società investita dal progetto