Obiettivo fame zero: ong, imprese e istituzioni a confronto

Data 06.02.2019

La parola chiave è 'collaborazione'. Per le Nazioni Unite lo "sviluppo sostenibile" e' una responsabilità anche delle aziende, oltre che di governi e istituzioni.

Aziende, ong e istituzioni a confronto con agronomi e agricoltori sul tema ‘Sconfiggere la fame’, il secondo dei 17 obiettivi dell’agenda delle Nazioni Unite per il 2030. A organizzare i lavori, la Fondazione De Gasperi, insieme con l’ong AVSI, per il secondo di una rassegna di quattro seminari dedicati ai ‘Sustainable Development Goals’.

Quando si pensa a cosa si può fare per i paesi in via di sviluppo, non più per aiutare, ma in collaborazione, insieme con loro, penso che la prima cosa che viene in mente sia la sicurezza alimentare. Per fare ciò dobbiamo sostenere lo sviluppo agricolo, lo sviluppo rurale e i piccoli agricoltori

Giorgio Marrapodi, direttore generale della Farnesina per la Cooperazione allo sviluppo

Giorgio Marrapodi ha introdotto i lavori insieme al presidente della Fondazione De Gasperi, Angelino Alfano, e al segretario di Fondazione Avsi, Giampaolo Silvestri.

Per le Nazioni Unite come per la legge 125 sulla Cooperazione, lo “sviluppo sostenibile” è una responsabilità anche delle aziende, oltre che di governi e istituzioni. E all’incontro, martedì 5 febbraio, c’erano rappresentanti di multinazionali come Barilla e Lavazza, che hanno illustrato i loro progetti nell’ambito della sostenibilità ambientale e sociale.

Abbiamo progetti in una quindicina di Paesi produttori di caffé. Il nostro impegno è cercare di portare modelli di agricoltura sostenibile, partendo dalla sostenibilità economica: sono modelli che cercano di aiutare il produttore, anche piccolo, a essere un migliore imprenditore

Mario Cerutti, direttore responsabilità per Lavazza

Prima di lui, sono intervenuti l’ambasciatore del Marocco Hassan Abouyoub; Dino Scanavino, Andrea Sisti e Vincenzo Sanasi d’Arpe, che presiedono, rispettivamente, la Confederazione Italiana Agricoltori, la World Association of Agronomists e il Comitato italiano per il World Food Programme (Wfp). Quest’ultimo è “uno dei tre al mondo che supporta le attività del Wfp, nell’advocacy, nella comunicazione, nel fundraising” ha evidenziato Sanasi d’Arpe. Il suo auspicio, condiviso con la Dire al termine dell’incontro, è quello “di una conoscenza, di un contributo, di un coinvolgimento effettivo non solo delle istituzioni ma anche dei privati“.