Mozambico. La nonna del quartiere, le stufe e le partnership tra aziende e ong

Data 29.03.2016
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La storia di Donna Agnes, una delle tante persone cui la fondazione, in partnership con l'azienda italiana Cloros e Carbonsink, spin-off dell'Università degli studi di Firenze, ha fornito una stufa che abbatte i rischi di intossicazione da anidride carbonica e di incendi.

Anna Zamboni, Vita.it

Mozambico - Dona Agnes è seduta ai piedi del grande albero di Jaca che domina sul giardino della sua casa. Approfitta dell'ombra creata dalle grandi foglie per riposarsi e ripararsi dai forti raggi del sole che oggi rendono l'atmosfera incandescente, 40 gradi e più. La chiamano “Avo do bairro” (la nonna del quartiere) ma nessuno sa precisamente la sua età, e quando le chiedono gli anni Agnes risponde sempre che è cresciuta insieme all'albero di Jaca e che, da piccolo seme, l'ha visto diventare grande e forte. Il volto di Agnes però parla e i segni del passare del tempo ci testimoniano un'età rara in un paese in cui la media è stimata sui 40 anni.

Oggi Agnes è sola, ha perso suo marito a causa di una malattia di cui non sa il nome, ma ha due figli, quattro nipoti e due pronipote di cui occuparsi, oltre ad alcuni bambini del quartiere, una vera famiglia allargata, di quelle che si incontrano spesso in Africa. Tutti la conoscono nel bairro Alto Gingone a Pema, piccola città sulla costa mozambicana, e molti si ritrovano a casa sua per scambiare pareri e chiacchierare insieme.

L'argomento di questi giorni è il nuovo modello di stufa migliorata che Agnes usa per cucinare da quando partecipa al progetto realizzato da AVSI in partnership con l'azienda italiana Cloros e Carbonsink, spin-off dell'Università degli studi di Firenze. L'obiettivo del progetto è quello di migliorare le condizioni di vita e di salute della popolazione locale distribuendo questi nuovi sistemi di cottura efficiente, riducendo così le emissioni di anidride carbonica provocate dalla combustione di carbone e diminuendo al contempo le morti per avvelenamento da gas tossici.Ammalarsi per nutrirsi, sembra un paradosso ma ogni anno 4,3 milioni di persone muoiono prematuramente per aver respirato sostanze provenienti dalla combustione, in spazi chiusi e non ventilati, di biomasse come legno e carbone. Una tragedia dovuta al fatto che circa 1,3 miliardi di persone, quasi il 20% della popolazione mondiale, non hanno accesso all'elettricità e circa 2,6 miliardi non accedono a soluzioni appropriate di clean cooking.

Per sviluppare soluzioni sostenibili al problema Fondazione AVSI ha scommesso sul progetto di distribuzione di nuove stufe migliorate per 35 mila persone che vivono in grandi slum nella periferia della città di Maputo e di Pemba. Le stufe migliorate fanno meno fumo all'interno delle case, riducono le emissioni di anidride carbonica e la probabilità di incendi, e consentono anche di risparmiare sul budget domestico, perché usano poche quantità di carbone.

Un esempio di partnership win-win tra ong e impresa. L'azienda italiana Cloros, che commercializza crediti di carbonio, ha infatti investito nel progetto di distribuzione-vendita dei piani di cottura (incrementando il profitto e raggiungendo nuovi mercati) mentre la popolazione locale ha visto migliorare le condizioni sanitarie, ambientali ed economiche. «Prima per cucinare per tutta la mia famiglia», racconta Dona Agnes, «finivo un sacco di carbone ogni 3 settimane, oggi con questo nuovo sistema di cottura 1 sacco mi dura 1 mese e 2 settimane». E così Agnes riesce a risparmiare 15 dollari al mese, una cifra importante che le ha permesso di installare in giardino un piccolo serbatoio di raccolta d'acqua in vista dei periodi di siccità e di piantare un nuovo piccolo seme di Jaca, vicino al suo grande e antico albero.