Like a Child – Il Sud Sudan, la nazione più giovane del mondo

Data 23.04.2013
By Pablo Castellani

“Sono partito per il Sud Sudan per documentare la vita della nazione più giovane del mondo. Un paese che porta sul suo volto tutte le cicatrici di un conflitto durato più di venti anni, e che non fa niente per nasconderlo, non ancora almeno”.

A scrivere è Pablo Castellani, giovane videomaker, autore di Like a Child, reportage che racconta il Sud Sudan a un anno di distanza dalla dichiarazione d'indipendenza. L'occasione delle celebrazioni del primo anniversario offre lo spunto per raccontare il Paese attraverso le testimonianze degli operatori di AVSI, la storia di colori, danze e la nascita di una bimba.

Il 9 luglio 2011 il Sud Sudan diventa una Repubblica indipendente a tutti gli effetti. AVSI lavora in due dei dieci Stati federali che lo compongono – Central e Eastern Equatoria – collaborando con autorità e comunità locali per fornire servizi di base: educazione, salute e acqua. Grazie al sostegno a distanza coinvolge e accompagna 450 bambini.

“Sono arrivato in un paese tra i più arretrati e poveri di tutta l'Africa senza sapere esattamente cosa avrei trovato, senza immaginare che quanto avrei visto, respirato, sentito, vissuto mi sarebbero entrati così in profondità, cambiando radicalmente il mio modo d'essere e di vedere le cose." - continua Castellani - "Ho visto un villaggio cercare di tramutarsi in capitale di uno stato da un giorno a l'altro; strade affollate percorse da un viavai di persone indaffarate nelle occupazioni più diverse; case e palazzi spuntare dal giorno alla notte; quel che rimane di un esercito farsi bello tra mille difficoltà e contraddizioni per il giorno della festa dell'indipendenza.

Ho scoperto un popolo provato; provato dalla guerra che ha decimato le tribù e estirpato una cultura antica in anni di conflitto; dalla fame, che quando non rimane niente si mangia anche l'anima, e dalla malaria che si porta via i bambini nella notte, ma nonostante tutto ho visto un popolo in festa, almeno per un giorno, per aver conquistato la libertà, e quella non ha prezzo mi hanno detto, camminando per le strade di Juba poco prima dell'alba della festa dell'indipendenza.

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Ho scoperto un mondo di organizzazioni umanitarie che cercano di aiutare la popolazione. Lo fanno tra mille difficoltà e problemi, ma lo fanno perché è giusto, anche se i progressi si contano sulle dita di una mano e basta un niente per tornare indietro e dover cominciare tutto da capo. Ho conosciuto tante persone meravigliose che hanno fatto una scelta difficile, quella di dare una mano a chi ne ha un bisogno talmente estremo che a volte non se ne rende conto pienamente.

Ho sentito l'odore forte, penetrante, pungente, di una umanità vera, viva, e quando tornato in patria non l'ho sentito più mi sono accorto che mi mancava, così come le facce e i volti della gente dalla pelle del colore dell'ebano.

Ho visto la morte in azione e l'ho documentata facendomi schermo della mia macchina fotografica per non impazzire, e dopo un solo giorno ho testimoniato la nascita di una nuova vita, una piccola speranza, debole, fragile, alla quale dedico spesso un pensiero domandandomi cosa faccia e sperando che sia viva.

Ho vissuto una delle esperienze più forti della mia vita, che mi ha fatto capire quanto sia prezioso ciò che abbiamo, e quanto sia grande e vario il mondo. Una esperienza che non vedo l'ora di poter ripetere.”

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