Le cooperative, una buona chance per le persone disabili a Pointe-Noire

Data 06.09.2016
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Il 6 settembre in Repubblica del Congo si è chiuso un progetto triennale finanziato dall'Unione Europea per la formazione e l'inserimento nel mondo del lavoro di giovani disabili attraverso la creazione di cooperative. Alla presenza di istituzioni e autorità locali sono stati illustrati i risultati di un percorso che si auspica possa continuare. Come emerge dalla storia di Elayne.

"Ora so chi sono, una parrucchiera. Sono indipendente e finanziariamente autonoma". Elayne ha 26 anni, è una giovane non udente che vive a Pointe-Noire, la seconda città più popolosa della Repubblica del Congo, cuore economico del Paese lungo lo stretto lembo costiero che si affaccia sull'Oceano Atlantico. Qui, a circa 500 chilometri dalla capitale Brazzaville, si stima che i ragazzi disabili siano almeno 7mila, a fronte di una popolazione di circa 800mila abitanti. E, come Elayne tre anni fa, quasi tutti completamente esclusi dal mercato del lavoro e costretti a dipendere dal sostegno di famiglia e amici.

Da oggi, però, Elayne e come lei altri 177 ragazzi disabili di Pointe-Noire, dopo tre anni di formazione professionale, è finalmente indipendente: lei e i suoi compagni hanno imparato un mestiere e iniziato a lavorare riuniti in cooperative. Grazie alla loro tenacia, ma anche grazie a un progetto che AVSI ha realizzato con un finanziamento dell'Unione europea e che puntava a migliorare la situazione socio-economica di persone con disabilità.

Sarti, falegnami, tappezzieri, parrucchiere, ma anche pasticceri e fabbri. AVSI li ha accompagnati lungo tutto il loro percorso verso l'indipendenza economica: dalle basi del lavoro, fino alla gestione finanziaria e amministrativa delle cooperative, che hanno rappresentano il vero fulcro di tutto il progetto.

"Chi ha preso parte al progetto è stato incoraggiato a riunirsi in cooperative, che sono legalmente riconosciute dalle autorità congolesi. In questo modo, è stato possibile facilitare l'ingresso nel mercato dal lavoro che, per ognuno individualmente, non sarebbe stato possibile", ha spiegato Caterina Cipriani, responsabile AVSI in Repubblica del Congo.

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