Abbiamo chiesto ai giovani e adulti congolesi cosa significhi amare in un paese dove la guerra non è mai finita, ne è nato il documentario Amour, la maladie du couer.
Da VanityFair di Alessia Arcolaci e Karole Di Tommaso.
Guarda il reportage Amour, la maladie du couer
La Repubblica Democratica del Congo è una distesa enorme di terra preziosa, sfibrata da una guerra senza fine. Labbra screpolate, corse di bambini a piedi nudi, il viso stanco di un soldato che beve grappa artigianale.
Sembra lo stato dei bambini, sono talmente tanti che fanno dimenticare che esistono anche i grandi, quelli che sparano e si rifugiano nelle foreste durante la notte. A fare ritorno al villaggio sono quasi sempre solo i più piccoli, risparmiati dalle battaglie, qui non esistono genitori e figli ma soltanto persone di diverse età con un unico obiettivo: sopravvivere.
Noi siamo volati a Massisi, in Nord Kivu, partendo da Goma, su un elicottero delle Nazioni Unite, grazie all'organizzazione internazionale Avsi. Abbiamo incontrato Baraka, Felista, Kaindo e molte altre ragazze adolescenti con cui abbiamo parlato dell'amore, della guerra, del futuro. Per la prima volta, perché qui i bambini e gli adolescenti non sono abituati a pensare al domani, ad ascoltarsi o riflettere sul futuro. Vivono abbandoni, stupri, orrori, in una sola parola: la guerra.
Amour, la maladie du couer è il documentario realizzato, insieme ai bambini congolesi, da Karole Di Tommaso in collaborazione con Avsi.
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