di Luisella Berti
Un 2019 all’insegna della solidarietà per l’Associazione 50&Più che sosterrà il completamento di una scuola materna e primaria a Kampala, in Uganda. Un progetto complesso che riguarda l’esistenza di ben 460 studenti, i loro insegnanti e il rapporto con le loro famiglie
Nella periferia di Kampala, capitale dell’Uganda nell’Africa Orientale, in una delle baraccopoli più estese della città, sorge la scuola materna e primaria “Don Luigi Giussani”. La storia di questa scuola ha varcato i confini ugandesi, creando un moto di solidarietà e di sostegno per il suo sviluppo. Dalla posa della prima pietra, 12 anni fa, di strada ne è stata fatta. Ma c’è ancora molto da fare.
Così l’Associazione 50&Più ha deciso di impegnarsi per il suo completamento e dare un futuro a centinaia di bambini. La scuola è nata dall’alleanza di un gruppo di donne malate di Aids dello slum di Kireka, o Acholi quarter (proprio dove sorge la scuola), e un’infermiera ugandese, Rose Busingye, che decise di occuparsi della loro salute. Inizialmente, però, le donne rifiutavano le sue cure. Perché? Alla domanda le risposero che non ne valeva la pena: la loro vita era un inferno, la malattia le aveva ridotte a un rifiuto, uno scarto della società, abbandonate dalla famiglia e dai compagni. Rose iniziò così a trascorrere del tempo con loro, a parlare con loro, a ballare con loro, ad aiutarle a prendersi cura dei loro figli. Al centro di tutto questo un messaggio: “Ognuno di noi ha un valore infinito”. Tutti, a dispetto della malattia, dell’estrema povertà, di mariti o compagni ubriachi e violenti. Un messaggio che ha cambiato le loro vite restituendo loro dignità. Così, con il lavoro nella cava di pietra di Acholi e con la vendita di collane colorate di carta riciclata sono riuscite a mettere da parte del denaro. Come impiegarlo? Nella costruzione di una scuola per i figli in modo che anche loro potessero scoprire il loro valore infinito.
Nasce così il primo nucleo della scuola materna e primaria “Don Luigi Giussani” che oggi, grazie all’impegno della Fondazione Avsi e del Meeting Point International, Ong fondata dalla stessa Rose, accoglie circa 460 studenti. «È difficile raccontare la quotidianità della nostra scuola - racconta Andrea Nembrini, insegnante bergamasco, vice direttore della scuola, da due anni a Kampala -. Bisogna viverla per capirla. Noi stessi scopriamo la storia di questi ragazzi giorno per giorno. Vivono nello slum in condizioni terribili, nella povertà estrema, spesso anche vittime di violenze fisiche e verbali».
Lo slum di Acholi si è formato molto velocemente, fatto di case di fango e tetti di lamiera, è popolato perlopiù dalla etnia Acholi, profughi che sono scappati dal nord dell’Uganda a causa della guerra e hanno trovato rifugio a Kampala. «La metà dei nostri alunni non vive con i genitori naturali, i loro gruppi familiari sono stati spezzati. La figura paterna è assolutamente carente, c’è un grande problema di alcolismo, la vita di questi bambini è estremamente difficile».
Il livello di scolarizzazione in Uganda è molto basso (5 milioni di analfabeti su una popolazione di 42 milioni di abitanti) e le scuole sono molto diverse dalla “Don Luigi Giussani”. In questa scuola i bambini trascorrono gran parte della loro giornata. Oltre ad avere la garanzia di un pasto caldo, finite le lezioni possono rimanere nella scuola e dedicarsi ad attività ludiche. Ma quello che rende diversa e unica la scuola “Don Luigi Giussani” è il percorso di educazione basato su quel principio che ha generato tutto: “Tu sei un valore”. Per affermarlo è stato necessario avviare un processo formativo degli insegnanti. «In Uganda le classi vanno dai 100 ai 120 alunni. Noi abbiamo abbassato l’asticella a 50-60 alunni per classe con una insegnante. Sarebbe bello fermarsi a 30, un po’ alla volta ci arriveremo. Trascorriamo molto tempo con gli insegnanti non solo per la formazione didattica, ma proprio sul modo di rapportarsi con gli alunni. In Uganda è prassi consolidata picchiare gli studenti con il bastone. Non per la confusione ma perché sbagliano una verifica. L’errore non è ammesso, se sbagli è perché non sei motivato e per farlo scatta il bastone. Significa che il bambino viene fatto uscire dalla classe, fatto sdraiare a pancia in giù e bastonato sulla schiena. Un’insegnante un giorno mi ha detto che non avrebbe mai potuto insegnare in questa scuola senza poter picchiare i ragazzi. Era molto spaventata, ma l’anno seguente era felice perché gli alunni la ascoltavano non perché la temevano, ma perché si fidavano di lei».
La novità del non picchiare a scuola ha suscitato proteste anche da parte dei genitori: a casa botte e a scuola no? Poi, però, qualcuno ha capito e «la scuola è diventata un punto di riferimento per alcuni di loro, sanno che le nostre porte sono aperte, possono venire, criticare, chiedere. Il punto centrale - sottolinea Nembrini - è che questi genitori devono convincersi del loro valore infinito come individui, altrimenti come possono prendersi cura dei figli? Questo vale in Uganda come in ogni parte del mondo». Alla “Giussani” i bambini sono accolti in strutture confortevoli e belle, a contatto con persone che credono in loro. Un luogo dove possono fare domande perché hanno imparato che non è segno di mancanza di rispetto verso l’insegnante. «La scuola deve essere una scoperta e lo è solo se la realtà viene interpellata. Il risultato scolastico è uno degli aspetti del nostro percorso educativo, ma non può essere slegato dalla consapevolezza che ognuno di noi ha un valore intoccabile e sacro. Il nostro scopo è aiutare e sostenere i ragazzi, per questo è importante la formazione degli insegnanti e gli incontri con le famiglie».
Sono diverse le attività messe in campo dalla scuola, il loro completamento coinvolgerà la 50&Più nel corso del 2019. «Questa nostra iniziativa - spiega Renato Borghi, presidente nazionale 50&Più - nasce dal bisogno di assumerci un impegno e risponde a un sentimento di solidarietà emerso prima dall’Assemblea 50&Più e poi dal Consiglio Nazionale. Come Associazione, forti dei nostri valori, della ricchezza di esperienza e della capillarità di presenza sul territorio, abbiamo il dovere di impegnarci, con spirito di carità e coinvolgimento personale, in iniziative di solidarietà sociale.
Dopo un’attenta ricerca tra varie organizzazioni solidali, nella fondazione Avsi abbiamo trovato dei punti in comune; l’Avsi realizza progetti di cooperazione allo sviluppo che hanno come principio la difesa e la valorizzazione della dignità della persona rispondendo a bisogni reali. Nel progetto “Il tuo valore è infinito” - Scuola materna e scuola primaria “Luigi Giussani”, Kampala - Uganda, volto a continuare ad adeguare sia il complesso della scuola sia l’offerta formativa ai ragazzi, ritroviamo il valore dell’educazione, della trasmissione del bello, del vero, del buono». Questa la portata dell’impegno dell’Associazione: «Il nostro obiettivo - aggiunge il segretario generale, Gabriele Sampaolo - è il completamento dell’intero progetto, a partire dalla connessione del sistema elettrico all’asilo nido, l’ultimazione degli impianti sportivi, la ristrutturazione delle classi e la costruzione del padiglione per lo studio pomeridiano. La formazione dei docenti e il coinvolgimento dei genitori sono il nucleo centrale di questo progetto. Pertanto, saranno avviati diversi corsi di formazione per gli insegnanti, al fine di potenziare la didattica sia per la scuola materna sia per la primaria. Fondamentale sarà anche il corso sull’igiene personale rivolto agli insegnanti, studenti e genitori, a questi ultimi è dedicato anche un corso sulla cura parentale».
Il coinvolgimento del settore privato, organizzazioni, associazioni, imprese, è sempre più importante per la cooperazione allo sviluppo «non solo in termini di risorse economiche, ma anche di esperienza, capacità, formazione», sottolinea Giampaolo Silvestri, segretario generale di Avsi, che aggiunge: «Il fatto che ci sia in Italia un’organizzazione come 50&Più disposta a investire in un progetto di educazione rivolto ai giovani in un Paese come l’Uganda è significativo e importantissimo. È un grande messaggio di solidarietà e di forza per il futuro dei bambini della Scuola “Don Luigi Giussani”, perché possono capire che il loro destino non è essere soli: qualcuno che desidera accompagnarli c’è. E da questo legame tra l’Italia e l’Uganda si genera un vantaggio per tutti, per i bambini in Africa che avranno un luogo in cui studiare, e per chi dona da qui».