Alberto Reggiori ha 50 anni, sette figli e una professione di medico chirurgo spesa in Uganda con AVSI per un decennio. Ha voluto raccontare in un libro, “La ragazza che guardava il cielo” (Rizzoli) la storia di Zamu, una donna ugandese malata di Aids la cui vita è cambiata grazie all'amicizia con alcuni volti di AVSI e del Meeting Point di Hoima.
Una storia che permette al lettore di calarsi nella vita africana, rivelandone piccoli frammenti che dicono più di molte parole: la descrizione di un villaggio, di un viaggio in auto, i dialoghi. Fino al ripercorrere la lenta diffusione del virus HIV nel continente. Una vita, quella di Zamu, segnata dal dolore. Che però non ha l'ultima parola. Prima il padre che la dà in sposa giovanissima ad un marito che non ama e non la ama. Le seconde nozze, la nascita dei figli e la scoperta dell'Aids. Quando viene a sapere di essere sieropositiva, Zamu viene progressivamente abbandonata dai familiari ma è in questo momento drammatico che avviene l'incontro che le stravolgerà la vita: quello con gli amici di AVSI e del Meeting Point.
Il libro è stato presentato al Meeting per l'Amicizia tra i popoli a Rimini: da subito è risultato il più venduto. “Hanno capito il mio dolore e la mia disperazione”, ha detto Zamu durante la presentazione al foltissimo pubblico della kermesse riminese. “Mi hanno ridato la speranza, mi hanno ricordato che sono un essere umano”. In una delle pagine più commoventi del volume, Veronica si rivolge all'anziano padre (che non ha mai contrastato la sua conversione al cattolicesimo) e gli dice: “Lascia che ti dica una cosa. Il regalo più dolce è voltarsi indietro e poter sorridere e guardare con tenerezza il dolore passato, che non è stato inutile. Beati l'uomo e la donna che possono voltarsi indietro e sorridere a qualcuno”. E forse il segreto di tutto è proprio affidarsi come ha fatto Zamu.
Dopo l'incontro con questa nuova realtà, Zamu decide di battezzarsi, di diventare cristiana perché affascinata dal modo di vivere dei suoi nuovi amici. Cambia il suo nome in Veronica Asaba, abbandonando il nome in lingua banyoro. Oggi Veronica è responsabile del Meeting Point. Alberto Reggiori, invece, ogni estate dedica ancora le sue ferie per svolgere missioni umanitarie dove c'è più bisogno. Nella prefazione al libro, il giornalista e scrittore Antonio Socci annota: “La vita e l'amicizia di cui Alberto partecipa sa rendere eroico il quotidiano senza che quelli che ne sono protagonisti perdano la semplicità, la luce dello sguardo, l'umiltà e senza che si sentano per questo degli eroi (mentre invece lo sono davvero). Sono uomini e donne la cui umanità ha fatto irrompere la speranza e la vita perfino in quell'inferno di morte che è diventata l'Africa degli anni Ottanta, col dilagante orrore dell'Aids.
La storia che Alberto Reggiori racconta in questo libro ne è la prova. E' semplicemente una storia mozzafiato, struggente. La protagonista, Zamu, una ragazza africana meravigliosa, ha vissuto con i suoi amici una vicenda che sconvolge, incanta e commuove. Leggendo le bozze di questo libro a me è accaduto qualcosa che accade solo con i grandi libri e che non mi capitava da tempo: ogni giorno non vedevo l'ora di arrivare a sera per poter riprendere la lettura e scoprire la fine della storia”.