Iraq. Dilaga la protesta contro la crisi economico-sociale

Data 02.10.2019

Manifestazioni popolari in corso in Iraq, in particolare a Baghdad, Najaf, Bassora e Nassiriya, cui oggi si sono aggiunte anche Kirkuk, Mosul e i villaggi limitrofi. I manifestanti, in maggior parte giovani chiedono riforme, lavoro, l’erogazione dei servizi essenziali come acqua, energia elettrica, sanità e istruzione e soprattutto la fine della corruzione all’interno delle Istituzioni

Daniele Mazzone, Deputy Country Representative AVSI Iraq

È la testimonianza che arriva direttamente dall’Iraq da parte di Daniele Mazzone, vice responsabile dei progetti AVSI (Deputy country representative) nel paese arabo. Al Sir parla di “diversi morti e centinaia di feriti. Tra i manifestanti si sarebbero, infatti, infiltrati anche gruppi violenti che in alcuni quartieri della capitale si sarebbero poi dati a saccheggi provocando la dura repressione delle forze dell’ordine.

"Delle avvisaglie delle proteste – spiega ancora Mazzone – si erano avute già qualche tempo fa soprattutto fra i giovani universitari, in particolari i neo laureati che non riescono a trovare un impiego. Sono scesi in piazza anche i sostenitori del noto generale iracheno Abdulwahab al-Saadi, un tempo uno dei capi militari di Saddam Hussein, poi passato nelle forze regolari irachene. Si tratta di una figura di spicco della lotta allo Stato islamico e nella liberazione di Mosul, rimosso a sorpresa dal suo incarico. Con loro a manifestare anche gruppi di volontari che dopo aver prestato servizio durante la guerra all’Isis non sono stati integrati nell’Esercito regolare".

Il punto nodale intorno al quale ruota tutta la protesta è la corruzione, una vera e propria piaga nel paese. Non per nulla il governo di Baghdad l’ha messa tra le sue priorità nel Programma Nazionale di Sviluppo 2018-2020. Le proteste del popolo fanno però capire che la realtà è diversa.

Daniele Mazzone, Deputy Country Representative AVSI Iraq

Ad Erbil, nel nord del Paese, dove AVSI ha la sua base operativa, “la situazione appare migliore con tanti cantieri aperti, infrastrutture che si stanno ricostruendo e la disoccupazione che sta calando.

Per quanto riguarda il futuro, sostiene Mazzone, “è difficile dire se assisteremo a una ulteriore escalation delle proteste e della violenza. Di fatto siamo passati da manifestazioni studentesche a quelle di diversi altri gruppi, anche violenti, che hanno provocato incidenti e la repressione con morti e feriti. Pensare che qualche mese fa le Nazioni Unite avevano abbassato il livello di pericolosità della capitale irachena da ‘altissimo’ ad ‘alto’. La situazione sembrava in qualche modo migliorare anche per la ripresa degli investimenti stranieri. Ora però tutto rischia di fermarsi di nuovo. Il disagio e le richieste della popolazione vanno tenute in debita considerazione da parte delle Istituzioni. L’auspicio è che le proteste restino su toni pacifici e non inneschino violenze inutili e dannose”.

Avsi è presente in Iraq dal 1991, dopo la prima guerra del Golfo. Dal settembre 2014, con l’intensificarsi della crisi siriana e irachena, ha avviato numerosi progetti riguardanti i temi della sanità, della sicurezza idrica e alimentare, occupandosi della distribuzione di cibo e utensili in diversi campi profughi. L’organizzazione attualmente è impegnata anche nella ricostruzione di villaggi distrutti da Isis nel Governatorato di Ninive.