Ad Haiti “la situazione è esplosiva, la gente inizia davvero a non avere più di che mangiare”: a raccontarlo, in collegamento telefonico da Port-au-Prince con l’agenzia ‘Dire’, è Fiammetta Cappellini, referente per il Paese caraibico della Fondazione Avsi.
“Anche noi abbiamo dovuto incrementare le misure di sicurezza” dice Cappellini. “Sempre più spesso scoppiano scontri tra bande armate e sparatorie e non ci aspettiamo che la situazione migliori a breve, dal momento che tradizionalmente dicembre e gennaio sono i mesi più sensibili”. La rappresentante dell’ong, ad Haiti da 13 anni, aggiunge: “Abbiamo ridotto le nostra attività di più grande impatto pubblico per tutelare i nostri beneficiari, e ci stiamo concentrando sul rilancio agricolo di alcune regioni meridionali interessate dall’uragano Matthew, che ha devastato l’isola nel 2016”. Altre attività di Avsi, spiega Cappellini, sono destinate alla “scolarizzazione di donne e bambini e al supporto al reddito per nuclei familiari più vulnerabili”.
Dallo scorso luglio, il Paese è attraversato da proteste contro la corruzione, nell’ambito delle quali spesso sono scoppiate violenze, a volte con morti e feriti.
Nel mirino dei dimostranti c’è il president Jovenel Moise, che oggi ha fatto appello all’opposizione per una tregua natalizia delle manifestazioni. A scatenare le proteste, lo scorso luglio, è stato lo scandalo legato al programma di sviluppo Petrocaribe, avviato dal Venezuela di Hugo Chavez. Un’inchiesta interna ha rivelato che 14 ex ministri haitiani si sarebbero indebitamente appropriati delle risorse del fondo, sottraendole alla popolazione più povera dei Caraibi, che avrebbe dovuto beneficiarne indirettamente attraverso welfare e spesa sociale.