Haiti, cardinale «alle periferie del mondo»

Data 17.02.2014
395061

Lo scorso 12 gennaio, anniversario del terremoto che distrusse Port-au-Prince, il Papa ha nominato tra i nuovi porporati l'haitiano monsignor Chibly Langlois. Una sorpresa per il suo popolo. E per lui stesso, come ha raccontato all'equipe di Avsi.

di Fiammetta Cappellini

Una novità assolutamente inattesa sorprende Haiti, il 12 gennaio 2014. È il giorno dell'anniversario del terremoto che quattro anni fa distrusse quasi completamente la capitale Port-au-Prince. Un giorno di memoria e dolore, un giorno di lutto. Da quattro anni, puntualmente, in questa ricorrenza ci trasciniamo intontiti lungo una giornata faticosa, con la mente piena di ricordi e di immagini drammatiche, pensando al giorno che ha cambiato per sempre la vita di ciascuno di noi e al lungo periodo che ne è seguito, prima che di nuovo le nostre giornate cominciassero a riprendere un aspetto di vaga normalità. Solo che nulla è mai più tornato ad essere come prima.

È sempre un giorno difficile, l'anniversario del terremoto. Eppure oggi c'è una novità, che ci colpisce e ci strappa ai pensieri negativi sul passato.

All'Angelus, il Papa annuncia a sorpresa i nomi dei nuovi cardinali. Tra loro, inatteso, un haitiano. È l'attuale presidente della conferenza Episcopale Haitiana e vescovo della diocesi di Les Cayes, monsignor Chibly Langlois. Davvero nessuno qui, in Haiti, se lo aspettava, e tutti, indistintamente, ne siamo rallegrati e riconoscenti: proprio oggi, proprio il giorno dell'anniversario, Haiti ha il suo primo cardinale. Un caso, una coincidenza? Oppure un segno concreto di speranza? La notizia si diffonde rapidamente, e finalmente il nostro giorno più triste si illumina di un pensiero positivo.

Solo poche settimane dopo, in occasione di una visita dei colleghi di Milano, l'equipe di Avsi ha l'occasione di un incontro con il neo-Cardinale, come sempre si fa quando una missione visita la sua diocesi. Ma stavolta lui è in città, così ci accordiamo per una cena insieme.

Appuntamento in un hotel sulle colline di Port-au-Prince. Lo aspettiamo un po' ansiosi in una calda serata caraibica che regala un po' di brezza. Da Milano sono arrivati Giampaolo Silvestri, segretario generale di Avsi, e Andrea Bianchessi, mentre per Avsi USA ci ha raggiunti Ezio Castelli. Di Haiti, accompagniamo la visita io e Stefano Scotti, insieme alla nostra collega Sherline Duplan. Il Cardinale arriva senza nessun accompagnatore o segretario al seguito, saluta con cortesia quelli che lo fermano al suo passaggio e ha una parola gentile per tutti: è una persona che vive tra la gente, e che ha l'abitudine a stare in mezzo al suo popolo.

Tutti lo riconoscono e lo guardano con ammirazione e rispetto, il personale del ristorante ci trova rapidamente un tavolo appartato e cosi finalmente possiamo presentargli le nostre congratulazioni.

Ci dice subito di essere stato lui stesso stupito e colto di sorpresa dall'annuncio del Papa: «Ho dovuto controllare sul sito della Santa Sede per accertarmi che fosse vero», confessa. Ordinato prete quasi 25 anni fa, il monsignor Langlois è vescovo da 10 anni. Dal 2011 guida i vescovi del Paese. Ci conosciamo da quando, nello stesso anno, è arrivato a Les Cayes, dove Avsi opera da oltre 15 anni con un partenariato importante con l'Università Cattolica "Notre Dame", in particolare sostenendo una azienda agricola sperimentale e facendo formazione tecnica ai contadini. È una persona che ascolta e che vuole conoscere, monsignor Langlois, che guarda la realtà con l'intelligenza della fede e con molto senso pratico.

Da inizio gennaio 2014, ha assunto anche un ruolo importante nel dialogo politico haitiano, come mediatore nel conflitto tra il Parlamento e il Governo. Una situazione che si trascina da oltre un anno, quella per cui per il Governo è diventato impossibile trovare un accordo su importanti questioni che riguardano lo sviluppo del Paese. Le elezioni sono rinviate continuamente da oltre 18 mesi e è il Paese intero a subire le pesanti conseguenze di questa situazione. Monsignor Langlois, in veste di presidente della Conferenza Episcopale, ha proposto la Chiesa come mediatrice super partes. Dalla sua coraggiosa proposta e scaturito un dialogo costruttivo che fa ben sperare per una soluzione positiva in un periodo ragionevole: «Vogliamo mettere insieme tutti i settori. È una grande responsabilità, a causa degli interessi particolari che dividono. Questi interessi rendono cieche le persone, ne siamo coscienti. Ma siamo anche coscienti che è possibile trovare delle soluzioni ai nostri problemi nel dialogo costruttivo. Il vescovo è chiamato a essere accessibile a tutti, senza distinzioni. Se la politica divide, il vescovo non deve seguire questa strada, ma deve essere elemento di unione». Così ci è chiaro che monsignor Langlois ha davvero preso a cuore questa missione, per il bene di tutti.

Ancora, gli chiediamo del Papa, che tra poco festeggera il suo primo anno di Pontificato: «In un momento particolare per la Chiesa e per il mondo intero, questo nuovo Papa ha saputo essere una persona che dà messaggi positivi. Anche con la sua scelta dei nuovi cardinali: ha preso proprio persone alle periferia del mondo». Un commento anche alla Evangelii Gaudium: «Riprendendo il discorso di Aparecida, il Papa ci ha invitati, come fedeli, a essere capaci di esprimere la gioia che ci abita, che emerge dalla fede, nelle cose quotidiane. Questa è la vera comunicazione: andare incontro alla gente, andare alla ricerca della gente. Non stare ad aspettare le persone fermi nelle nostre chiese, ma andare loro incontro, là dove si trovano».