Haiti. A dieci anni dal terremoto, il 75% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. L’appello: “Non abbandonateci”

Data 13.01.2020

È necessario che la comunità internazionale e i donatori non abbandonino Haiti. Questo è un momento cruciale per l’isola: stiamo vivendo un grave crollo economico, degrado sociale e scandali di corruzione. La popolazione è stremata, la gente inizia davvero a non avere più da mangiare”: è l’appello di Fiammetta Cappellini, responsabile di AVSI ad Haiti, paese in cui siamo presenti da più di 20 anni.

Il 12 gennaio è il decimo anniversario del sisma che nel 2010 causò oltre 230mila morti ad Haiti e mise in ginocchio il Paese.

“Qui AVSI non ha mai abbandonato il suo impegno - prosegue Fiammetta Cappellini da Port Au Prince, dove vive da 14 anni - tra nuove difficoltà, sfide da affrontare e situazioni inaccettabili: la popolazione haitiana continua a soffrire di una grave povertà, di un tasso di insicurezza alimentare molto elevato e di condizioni di vita estreme in un contesto di forte decrescita economica: gli indicatori di sviluppo del Paese rimangono bassi, alcuni addirittura in negativo.

L’équipe di AVSI ad Haiti, diretta da Fiammetta Cappellini, sin dai primi giorni dopo il sisma, è stata accanto alla popolazione terremotata con attività di aiuto umanitario e di prima urgenza mirate a contrastare la malnutrizione e a ricostruire le strutture comunitarie. In seguito AVSI ha avviato 19 nuove opere: sette scuole, due centri educativi, sei centri nutrizionali, tre laboratori artigianali e un ristorante comunitario. Un lavoro reso possibile da uno staff di circa 180 persone che opera in condizioni sempre di grande instabilità e tensione.

Da luglio 2018, il Paese è attraversato da proteste contro la corruzione, spesso sfociate in violenze, scatenate dallo scandalo legato al programma di sviluppo Petrocaribe, avviato dal Venezuela di Hugo Chavez. Un’inchiesta interna ha rivelato che 14 ex ministri haitiani si sarebbero indebitamente appropriati delle risorse del fondo, sottraendole alla popolazione più povera dei Caraibi, che avrebbe dovuto beneficiarne indirettamente attraverso welfare e spesa sociale.

Anche noi abbiamo dovuto incrementare le misure di sicurezza - racconta Fiammetta Cappellini - sempre più spesso scoppiano scontri tra bande armate e sparatorie. Non ci aspettiamo che la situazione migliori a breve, abbiamo ridotto le nostra attività di maggior impatto pubblico per proteggere i nostri beneficiari, e ci stiamo concentrando sulla risposta umanitaria all’insicurezza alimentare nelle regioni agricole e sulle vittime delle violenze nella capitale. Mentre le altre attività di AVSI sono destinate alla scolarizzazione di donne e bambini e al supporto al reddito per nuclei familiari più vulnerabili”.

Da che conosco Haiti, non c’è stata mai pace - conclude Fiammetta - ma noi vogliamo e crediamo fortemente che non possa essere così per sempre. La miseria, di cui questo Paese è vittima, non potrà durare per sempre. Noi crediamo e vediamo ogni giorno che qualche cosa si può fare, che qualche cosa si sta facendo. E il nostro primo impegno continuerà a essere quello di stare al loro fianco, nella sofferenza”.

Haiti 2010 - Foto di Emiliano Larizza

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