Emergenza alimentare Sud Sudan #AvsiSouthSudan

Data 28.08.2014
Sud Sudan

Continua a peggiorare la sicurezza alimentare della popolazione nel Sud Sudan da quando è scoppiato il conflitto (dicembre 2013). Le conseguenze di insicurezza sono visibili soprattutto sulle persone più vulnerabili come donne e bambini. Molti bambini hanno perso i loro genitori, sono stati testimoni di violenza e hanno smesso di andare a scuola.

Il numero di sfollati interni sta aumentando di giorno in giorno; oggi si parla di 1,3 milioni di persone. La vita nei campi è difficile, le malattie sono facili da trasmettere (come il colera) e la condizione di vita molto dure sopratutto durante la stagione delle piogge.
In questo momento AVSI sta lavorando per contrastare la grave situazione di crisi di sicurezza alimentare che sta devastando il paese.

Secondo l'ultimo comunicato dell'OCHA (Office for the Coordination of Humanitarian Affairs), del 21 agosto, 3,9 milioni di persone si troveranno ad affrontare livelli allarmanti di insicurezza alimentare entro la fine di agosto. Lo stesso rapporto dice che 1,2 milioni di persone sono a rischio carestia, in particolare i bambini.

AVSI ha deciso di agire di fronte a questa situazione di emergenza concentrando l'intervento nei tre Stati dove ha già progetti avviati: l'Eastern Equatoria, il Central Equatoria e il Lakes State. La crisi alimentare sta minando altri settori come la sanità, è per questo che AVSI si sta dedicando ad attivare un multi progetto di intervento che includa l'educazione e la salute.

AVSI porta avanti un progetto dal titolo BHASIC finanziato da HPF in Eastern Equatoria sulla sanità e un progetto finanziato dall'Unione Europea dal titolo I SEE sull'Empowerment e l'inclusione socio-economica sopratutto rivolto alle donne nel Lakes State. Entrambi i progetti stanno rispondendo all'appello UNICEF e PAM sul fronte della grave crisi nutrizionale.

Il progetto BHASIC sviluppa attività di assistenza sanitaria di base in Ikotos County. In particolare le attività focalizzate sulla creazione di capacità, migliorando la consapevolezza della comunità e l'impegno sui servizi sanitari contro la malnutrizione. AVSI sostiene inoltre: St. Theresa Mission Hospital (gestito dalla Caritas Torit) in Isohe dal 2005, fornendo la struttura di nuove costruzioni e di recente con una sala operatoria, supporto e formazione del personale clinico e  fornitura di farmaci e attrezzature mediche. Attualmente l'ospedale è l'unico centro di trattamento della malnutrizione in Ikotos County. Le attività si sono concentrati sull'assistenza sanitaria primaria e secondaria, migliorando la fornitura di servizi e strutture igienico-sanitarie, assistenza di emergenza, sostenendo strutture sanitarie, sensibilizzazione, corsi di formazione per il personale sanitario,  fornitura di farmaci e attrezzature mediche.

Il progetto I SEE lavora per lo sviluppo personale e professionale delle giovani donne e delle loro comunità in Cueibet County. Il progetto vuole sviluppare e implementare le attività di sensibilizzazione sulla nutrizione, l'igiene e la salute per rispondere alla difficile situazione di emergenza alimentare in corso.

Inoltre AVSI porta avanti due progetti del WFP in Eastern Equatoria State:
1. Food-For-Education School Meal and Food-For-Education Girl's Initiative Programmes;
2. Institutional Feeding Programmes for Tuberculosis, HUV/AIDS, and Kalazar patients and caretakers
Le attività di questi due progetti sono focalizzate sulla riduzione della denutrizione, assistenza alimentare e interventi di emergenza.

Dona ora e aiutaci a sostenere l'educazione dei bambini in Sud Sudan

 

30 luglio 2014

Un milione e centomila sfollati, la metà dei quali sono bambini. Migliaia di vittime, 500mila persone fuggite all'estero, tre milioni a rischio fame. E' il drammatico bilancio di sei mesi di guerra in Sud Sudan. Al conflitto si aggiungono le drammatiche conseguenze dell'epidemia di colera, di un anno di piogge e alluvioni e della minaccia di carestia che pende su una popolazione già allo stremo. A rischio soprattutto i più piccoli: cresce il numero di minori scomparsi e reclutati come soldati da ribelli e forze governative.

Sin dall'inizio della crisi sud sudanese, AVSI è al fianco della popolazione. In queste ore si è intensificato il lavoro sul campo, in favore degli IDP (Internally dispiace people, i rifugiati interni) che hanno trovato riparo nei campi di Juba, la capitale, a sostegno delle vittime del colera e per l'educazione dei più giovani, nonostante la continua emergenza, la situazione di insicurezza alimentare che secondo l'Onu è la peggiore al mondo, e il riaprirsi delle ostilità. Fondamentale, mantenere viva l'attenzione dell'opinione pubblica sull'emergenza: anche per questo, ogni settimana pubblichiamo il diario dal campo di Anna Sambo, responsabile AVSI in Sud Sudan, che cerca di restituire il clima di un paese devastato dalla guerra civile. E ogni giorno lo staff di AVSI pubblica su Twitter aggiornamenti in tempo reale sulla situazione e sul nostro lavoro sul campo

Segui su Twitter gli aggiornamenti dal Sud Sudan con l'hashtag #AvsiSouthSudan, oppure segui i profili del nostro staff sul posto: @anninasambo e @ZavagliMartina. Partecipa alla discussione, aiutaci a tenere alta l'attenzione sulla crisi del Sud Sudan.

L'epidemia di colera raggiunge Isohe

Non c'è solo la guerra, purtroppo, a flagellare il Sud Sudan. Dal 21 luglio, sono già 78 i casi di colera segnalati al St. Theresa Mission Hospital, a Isohe, nella contea di Ikwoto. Il Sud Sudan si trova a dover affrontare anche le conseguenze di un'epidemia di colera. Il piano di risposta di AVSI. Il 23 aprile è stato segnalato il primo caso di infezione, a Juba, la capitale, e in poche settimane la diffusione della malattia ha raggiunto diverse aree del paese. A Ikotos, AVSI ha elaborato un piano di risposta in collaborazione con il Dipartimento di Salute County, che coinvolge i promotori di igiene nella campagna di sensibilizzazione colera e il personale AVSI in assistenza tecnica al governo. Il piano di risposta è parte di un più ampio intervento di AVSI nel settore sanitario.AVSI è attualmente l'agenzia leader per la salute nella contea di Ikotos, in seguito all'attuazione di un progetto triennale finanziato dal Health Pooled Fund (HPF). In Torit, gli assistenti sociali di AVSI stanno lavorando in collaborazione con tutte le agenzie presenti in Eastern Equatoria (Unicef, Caritas, Plan International, Sud Sudan Croce Rossa e Save the Children) per raccogliere i dati e per sensibilizzare la gente su come affrontare colera. A Isohe, la risposta è stata rapida e in coordinamento con la Caritas di Torit, che gestisce l'ospedale locale. AVSI aveva fornito la struttura con due tende di isolamento (donate dalla Croce Rossa Internazionale) per supportare il centro di gestione dei casi di infezione. In collaborazione con il Dipartimento di Salute della contea, sono stati forniti alcuni farmaci di base, come i fluidi reidratanti. Siamo ora in attesa di una spedizione di beni di prima necessità (farmaci e disinfettanti) da Juba. AVSI è costantemente in contatto con il National Health Cluster e l'HPF al fine di attuare una risposta coordinata con le autorità locali. Anche la chiesa è stata coinvolta nella campagna, con messaggi di sensibilizzazione durante la messa domenicale e l'incontro del parroco con i leader locali. L'assistenza per l'ospedale sarà presto rafforzata, con la nascita di un progetto finanziato dalla HPF il cui obiettivo è il miglioramento dei servizi.

Il controllo dell'epidemia è una lotta contro il tempo, in cui lo strumento più efficace è l'educazione e la sensibilizzazione degli abitanti – spiega Maria Gaudenzi, dello staff di AVSI in Sud Sudan - Questo è il motivo per cui il lavoro di AVSI si concentra su campagne di sensibilizzazione all'igiene, attuate grazie all'aiuto di un gruppo di 30 giovani del posto, ora responsabili di diffondere i messaggi di prevenzione nei villaggi di Isohe, Mairo e Woro Woro. Lavorano nelle scuole, in ospedale e al mercato, visitando le famiglie e gruppi comunitari stabiliti. Noi crediamo che l'azione sarà più efficace se condotta da locali e l'obiettivo è avere risultati positivi anche al di là dell'emergenza colera

Per questo gli sforzi di AVSI si sono concentrati su:

acquisto e trasporto di materiale e fluidi per la reidratazione da Juba a Isohe
coinvolgimento di tutti i partner dell'area per la creazione di una rete che assicuri una risposta adeguata • Azione di sensibilizzazione alla comunità per la prevenzione (10 addetti alla promozione dell'igiene che da 20 giorni stanno sensibilizzando la popolazione locale verso pratiche igieniche adeguate e verso la prevenzione del colera con distribuzione di sapone e clorina)
Sistema organizzato per il trasporto dei malati dai villaggi alla clinica di Isohe.

Inoltre, presso l'ospedale missionario St. Theresa é stato allestito un Cholera Treatment Centre, grazie al supporto dell'organizzazione Medici Senza Frontiere (tenda di isolamento e formazione rivolta al personale clinico).

Le conseguenze del conflitto

Si è ripreso a sparare, nella giornata di lunedì 21 luglio. Un attacco dei ribelli nella città di Nasir ha violato il cessate il fuoco che durava ormai da maggio. Nuovi scontri minacciano di aggravare l'emergenza umanitaria in Sud Sudan e gonfiare ancora il conto dei rifugiati sud sudanesi, a poco più di tre anni dall'indipendenza. Secondo l'ultimo rapporto dell'Ocha, l'agenzia dell'Onu per il coordinamento delle operazioni umanitarie, sono 1.100.000 gli sfollati interni, circa 100.000, in grande maggioranza donne e bambini Nuer, in dieci campi all'interno delle basi della missione di pace.Dona ora e aiutaci a sostenere l'educazione dei bambini in Sud Sudan

Bambini soldato e infanzia a rischio

In pericolo sono soprattutto i più piccoli. Quasi la metà degli sfollati - 590mila - hanno meno di 18 anni. A maggio, l'Unicef ha lanciato l'allarme: entro l'anno, più di 50mila sotto i 5 anni potrebbero morire per cause dovute alla malnutrizione. Nelle zone a nord del paese, attorno alle città di Bentiu e Leer, l'Onu denuncia la scomparsa di numerosi bambini dai villaggi, vittime di abusi di natura sessuale e reclutati come soldati sia dai ribelli che dalle forze governative. Molti di loro, secondo alcune testimonianze, hanno meno di dodici anni e imbracciano fuciliappena più piccoli di loro'. Per proteggerli, è necessario uno sforzo ulteriore. La priorità è riportarli a casa, a scuola, insistere con l'educazione e con programmi di rientro alle attività scolastiche, oltre che lavorare per il supporto psicologico dei più a rischio.

Il lavoro di AVSI

Da Dicembre 2013 a oggi il numero di morti, rifugiati e sfollati interni è aumentato e continua ad aumentare. Alcuni sono scappati fuori dal Sud Sudan, nei paesi vicini. Altri si sono spostati in altre zone del paese, cercando rifugio presso altre comunità o presso le basi delle Nazioni Unite, presenti nelle capitali di ogni Stato del Sud Sudan. A Juba la popolazione si è rifugiata nei quartieri più sicuri e nelle due basi delle Nazioni Unite, una di queste è la “UN House”. AVSI è entrata la prima volta nella base “UN House” all'inizio di aprile 2014, accompagnata dalle suore Daughters of Mary Immaculate, che quotidianamente lavorano nel campo insieme alle donne e ai bambini per aiutarli a superare il trauma causato dal conflitto e per permettere loro di vivere in un ambiente protetto e in pace. Il progetto in favore dei rifugiati si svolge in stretta collaborazione con le Daughters of Mary Immaculate. Il lavoro quotidiano portato avanti con le donne, i giovani e i bambini cerca di favorire un accompagnamento che, anche in queste condizioni così difficili, possa promuovere appieno la loro dignità. AVSI contribuisce al lavoro svolto con donne, giovani e bambini con un corso di formazione che riguarda il valore della persona e il processo di pace e riconciliazione, con l'obiettivo di sviluppare un soggetto, un individuo, che anche in questo contesto può essere la base per la costruzione di un processo di pace. Un reportage realizzato dal giornalista Mediaset Alfredo Macchi e da Pablo Castellani ha descritto il dramma del Sud Sudan e parte del lavoro di AVSI nelle zone più difficili. Girato a marzo, è ancora tristemente attuale e preciso nel raccontare le sofferenze di tutta una popolazione. La cui fine, adesso, appare ancora troppo lontana.Guarda il reportage sul conflitto in Sud Sudan sul sito di TgCom24 Dona ora e aiutaci a sostenere l'educazione dei bambini in Sud Sudan