Efficienza energetica in Mozambico, tra sostenibilità e sviluppo umano integrale

Data 24.01.2018

Sono originario della provincia di Milano. Dopo la laurea in Economia ho lavorato per dieci anni nel mondo del marketing e vendite. Poi, nel 2007 sono partito con la mia famiglia per l’Africa come responsabile dei progetti di sviluppo di Fondazione AVSI prima in Sierra Leone poi in Mozambico lavorando principalmente nelle baraccopoli delle due capitali: Freetown e Maputo. Siamo rientrati in Italia nel luglio scorso.

Sono qui per raccontarvi di un caso concreto di progetto sostenibile: la distribuzione di fornelli migliorati in Mozambico. Cosa sono i fornelli migliorati? Sono fornelli da cucina che permettono di ridurre del 50% l’uso di carbone.

Premessa: dati

Per introdurci al tema vorrei partire da alcuni dati:

Nel mondo:

  • 2,8 miliardi di persone cucinano ancora con carbone o legna.
  • Secondo l’agenzia internazionale dell’energia IEA (International Energy Agency) nel 2030 saranno ancora 2,3 miliardi!
  • L’Organizzazione Mondiale della Sanità calcola che l’inquinamento domestico uccide circa 2,8 milioni di persone all’anno.

In Mozambico:

  • L’uso di legna o carbone da parte di 4,5 milioni di famiglie è causa diretta del 7% della deforestazione.
  • Le intossicazioni domestiche sono la terza causa di morte dopo la malaria e l’AIDS.

Com'è nato il progetto dei fornelli migliorati

AVSI promuove i sistemi solari sia domestici sia mini-reti, realizza programmi di accesso sostenibile all’energia elettrica e di educazione all’efficienza energetica.

Nel 2014, AVSI lavorava con la comunità di Chamanculo C, un bairro di Maputo popolato da 26.000 abitanti, nell’ambito di un progetto di riqualificazione economica, ambientale, infrastrutturale e sociale finanziato anche dalla Cooperazione Italiana.

Le famiglie di Chamanculo avevano un reddito pari a circa 90 euro al mese, si confrontavano con un prezzo del carbone raddoppiato in meno di tre anni, per acquistare il quale spendevano più del 20% del loro reddito.

Così, insieme alla comunità, abbiamo deciso di diffondere l’uso di fornelli non come la risposta ai problemi ambientali, economici e sociali evidenziati ma sicuramente come una delle possibili risposte con maggiore e più immediato impatto.

Abbiamo qui una prima evidenza:

Per essere sostenibile, un intervento di cooperazione deve partire dalla realtà, deve cioè rispondere a un bisogno incontrato in loco, non interpretato a tavolino. Bisogna stare e fare con le comunità che si vogliono supportare.

Cosa abbiamo fatto: le attività

  • Abbiamo costituito una cooperativa no-profit che si incaricasse di vendere porta a porta fornelli migliorati / efficienti che risparmiano più del 65% del carbone rispetto alle stufe tradizionali. Ad oggi ne abbiamo venduti più di 35.000 che consentono di risparmiare 1.500.000 Kg di carbone al mese e di ridurre di 150.000 tonnellate la produzione di CO2 all’anno. Inoltre permettono di aumentare di almeno il 10% il reddito disponibile per ogni famiglia e di ridurre le emissioni nocive domestiche dell’80%.
  • Abbiamo contrattato come promotori di vendita circa 100 giovani della comunità, soprattutto giovani donne, persone disoccupate o senza istruzione. Così abbiamo favorito la creazione di posti di lavoro e l’emancipazione femminile.
  • Tutti i promotori partecipano a corsi di formazione umana, di prodotto e di tecniche di vendita (componente fondamentale del progetto!). Oltre a vendere porta a porta nelle baraccopoli, aiutano le famiglie a capire l’importanza del buon uso della stufa e dei risparmi che ne conseguono. Un modo per ridurre il rischio che mariti alcoolizzati e violenti usino i risparmi del carbone per comprare alcol. I venditori di fatto agiscono anche come assistenti sociali. Accompagnano le famiglie.
  • I promotori registrano tutte le visite e le vendite alle famiglie: per questo conosciamo il numero di serie di tutti i fornelli, il nome della famiglia che lo usa e la sua localizzazione GPS nella baraccopoli. I dati vengono usati per monitoraggio e valutazione impatto.
  • Abbiamo promosso l’uso dei fornelli e i cambiamenti comportamentali in ambito ambientale/sociale attraverso più di 200 incontri di quartiere, brochure, annunci radio locali, road show nelle vie della baraccopoli (musica, danza, comicità, teatro).
  • I ricavi delle vendite di fornelli migliorati vendono reinvestiti nell’acquisto di altre stufe da rivendere.

Qui si evidenzia un secondo pre-requisito per la sostenibilità degli interventi di cooperazione:

Per essere sostenibile un intervento di cooperazione deve essere integrato, cioè tenere attentamente in considerazione tutti i fattori multidimensionali (sociali, culturali, economici, ambientali...) e interconnessi, valutandoli nella loro dinamica di breve, medio e lungo periodo.

Questo intervento è integrato con altri interventi nella stessa comunità: costruzione di infrastrutture (strade, scuole, piazze), creazione di impiego, supporto alle imprese locali, formazione professionale, raccolta e riciclaggio spazzatura, accompagnamento familiare ecc. Ma tutto questo non basta. La comunità, con il tempo ha manifestato il desiderio di produrre localmente questi fornelli e di aumentare l’impatto economico del progetto.

Questa aspirazione ci permette di sottolineare la terza caratteristica di un progetto sostenibile:

Lo sviluppo deve essere “integrale”, cioè considerare tutte le esigenze della persona incluso il desiderio di felicità, le aspirazioni sociali e i valori culturali degli individui. Se non è integrale, lo sviluppo non può nemmeno dirsi “umano”.