Educazione e sostegno a distanza: “investimento” di pace

Data 22.12.2021

Così Daniel ha scoperto che l'altro è un bene, non un nemico da colpire

Daniel è solo un ragazzino quando arriva circa dieci anni fa alla Welcoming House di Kampala, una struttura che accoglie orfani di guerra e bambini abbandonati. Scappato dal Nord Uganda, sopravvissuto a un attacco, ha negli occhi il massacro della madre, uccisa davanti a lui. Quando viene accolto, Rose Busingye, la responsabile del centro, lo sente promettere a se stesso: «Voglio andare a scuola per diventare un capo e uccidere tutti quelli che hanno fatto del male ai miei genitori». Daniel inizia ad andare a scuola grazie al sostegno a distanza di una famiglia italiana che, attraverso il programma di Avsi, paga tutte le spese necessarie a garantirgli non solo l'accesso a un'istruzione di qualità, ma anche alla cura per la sua persona, diventando un punto di riferimento e "garanzia" per lui.

Cinque armi dopo, sempre a Rose, al termine di un primo ciclo di studi, Daniel confida il suo nuovo piano: «Voglio diventare un medico e curare i bambini che come me sono passati attraverso un trauma così devastante come la guerra civile e la morte violenta della propria madre». La storia singolare di Daniel getta una luce particolare su quanto il Papa è tornato a indicare nel suo messaggio per la pace, là dove richiama l'importanza dell'educazione come forma di "investimento" di pace.

L'educazione, infatti, quando si traduce in accompagnamento costante del giovane alla scoperta del proprio valore e dignità, è proprio questo: una strada maestra lungo la quale si impara a riconoscere, scoprendo se stessi, che l'altro è un bene, non un nemico da abbattere. L'istruzione, inserita in un percorso di educazione integrale, apre la persona alla coscienza profonda che la vita è sempre relazione e che dell'altro abbiamo bisogno. Per questo ogni progetto educativo che si può avviare nel mondo, ogni cura dedicata a garantire alle nuove generazioni la possibilità di andare a scuola sono forme efficaci di costruzione di pace: smontano dall'interno la deriva violenta, disinnescano potenziali conflitti.

E c'è anche di più. Programmi di cooperazione allo sviluppo come il sostegno a distanza, in cui si crea una forma di prossimità particolare tra bambini che vivono in contesti di guerra e famiglie che accettano di sostenerli da lontano, non solo permettono di portare a scuola chi rischia di restarne lontano, ma diventano a loro volta diffusivi di una solidarietà che attraversa i confini e diventa generatrice di pace. È uno degli effetti moltiplicatori dell'impegno educativo: si crea un modo nuovo di entrare in relazione, di guardare all'altro.