Ecuador: sostegno a distanza e vite cambiate

Data 31.07.2013
Foto Ahanna 1

Ahanna é una bambina di 4 anni che vive a Pisulli, un quartiere povero e degradato della periferia di Quito, la capitale dell'Ecuador. Ha due fratelli maggiori di 15 e 12 anni.

I suoi genitori hanno conosciuto un giorno Amparito, una donna ecuadoregna di 42 anni che lavora da tanti anni nel quartiere in cui é nata, insieme a Stefania Famlonga, italiana e responsabile per la Fondazione AVSI in Ecuador.

Insieme ad altre donne del quartiere Stefania e Amparito portano avanti, anche grazie all'aiuto di tanti sostenitori, un programma di educazione e accompagnamento per circa 500 famiglie con bambini e giovani di tutte le età che abitano in questo quartiere, che registra un altissimo tasso di abbandono scolastico e analfabetismo.

La mamma di Ahanna, grazie ad Amparito, ha iniziato circa 3 anni fa ad assistere ad alcune riunioni organizzate con altre donne come lei, guidate da educatrici e assistenti sociali in cui si parla di felicità, di amicizia, dei figli, della loro educazione e dell'importanza della loro istruzione.

Un'occasione imperdibile di confronto e condivisione per lei, che da tanti anni vive una situazione familiare davvero difficile: suo marito la picchiava ogni giorno per motivi differenti per poi decidere, qualche tempo fa, di abbandonarla.

Per lei i giorni si susseguivano nelle difficoltà economiche, nella ricerca del lavoro e in una profonda solitudine di cui pagavano un caro prezzo anche i figli.

Da quando frequenta il gruppo delle madri però la mamma di Ahanna ha iniziato a sentire dentro di sé il desiderio di un cambiamento nella propria vita, ma soprattutto lo ha sentito come possibile.

Anche altre mamme del quartiere da quando hanno conosciuto Stefania e Amparito hanno sentito la necessità che qualcosa cambiasse e così, grazie al loro aiuto, si sono messe a studiare e a lavorare. Alcune non avevano finito neanche la scuola elementare perché diventate mamme troppo presto o perché c'era bisogno di andare a lavorare.

In questi ultimi anni però hanno ripreso i loro studi, hanno iniziato a curare con più interesse i loro figli e si sono messe a disposizione per accudire anche i figli delle altre mamme che non sapevano a chi lasciare mentre andavano a lavorare.

Così é nato l'asilo “Ojos de cielo”, dove la piccola Ahanna, insieme ad altri 35 bambini sostenuti a distanza, trascorre le sue giornate e riceve l'affetto e le cure quotidiane di cui ha bisogno. E impara: routine di igiene, di socializzazione, di condivisione, le lettere, i numeri…

Accolti e amati i piccoli che frequentano questo asilo possono vivere momenti di serenità, accorgersi che accanto a loro c'è chi li accompagna, che nonostante la realtà quotidiana spesso difficile non sono soli nell'affrontarla.

Che addirittura dalla lontana Italia vi è chi ha a cuore la loro vita.

Anche la mamma di Ahanna ora si è rimessa in gioco e affronta ogni giorno con una tensione ben diversa dalla cupa rassegnazione vissuta fino a qualche tempo prima.

E il papà di Ahanna? A poco a poco sta cambiando. Perché la speranza e il bene sono sempre contagiosi. All'educatrice, che continua a incontrarlo in forma separata dalla moglie, ha detto che vuole cambiare e smettere di bere.

Il bisogno di sentirsi amati, il bisogno di sapere che nulla va perduto, che vi è speranza e senso nella nostra vita sono i desideri più profondi che albergano in ogni cuore. In Ecuador come in qualsiasi altra parte del mondo.

È una storia semplice, questa, comune a tante altre che ci arrivano dai Paesi dove opera il Sostegno a Distanza.

Storie di persone che hanno incontrato assistenti sociali, educatori, responsabili di progetto, sostenitori che hanno dato una risposta alle loro esigenze primarie quali cibo, vestiario e cure mediche. Ma che hanno permesso anche qualcosa di più.

La riscoperta di questi desideri, che non sono illusioni, ma la base da cui ripartire con speranza insieme a chi ti aiuta a farlo.