Diritti umani e carceri: l’esperienza delle APAC in Brasile a Rai Italia

Data 15.06.2016
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"Il Brasile ha la quarta popolazione carceraria del mondo, 600mila detenuti dei quali quasi 250mila in attesa di giudizio. E' il principale problema in termini di diritti umani che il Paese deve ancora affrontare." - racconta Jacopo Sabatiello, direttore e vice presidente di AVSI Brasile, a Rai Italia. "In questo panorama le APAC, carceri senza guardie né armi, sono un'eccellenza che costa 1/3 delle carceri comuni e con una recidiva che scende fino al 20%".

"Come AVSI - continua Sabatiello - ci siamo subito innamorati di questa esperienza perchè porta al limite la sfida che c'è nello scommettere sulla libertà dell'essere umano. Dal 2009 grazie ad alcuni finanziamenti dell'Unione Europea lavoriamo e scommettiamo come Fondazione sulle APAC per diffondere questo modello d'eccellenza in altri Stati".

 

L'APAC è un'associazione della società civile senza scopo di lucro che ha come obiettivo l'umanizzazione della pena privativa della libertà, che rappresenta una alternativa al carcere. In Brasile esistono 147 APAC. La media mondiale della recidiva dei condannati nel mondo è del 70% e in Brasile arriva fino all'80%, mentre con i "recuperandi" delle APAC la recidiva scende fino al 20%. Inoltre il costo di costruzione di un posto/persona è un terzo del costo del carcere comune, e il costo di mantenimento è dimezzato.

La metodologia utilizzata nelle APAC nasce 40 anni fa per opera di un volontario della Pastorale Carceraria a San Paolo, Ottoboni. Oggi, è riconosciuta dalla legge Brasiliana e praticata dai Tribunali di 17 Stati Brasiliani. Tale metodologia è basata sul riconoscimento di aver commesso un errore e sulla decisione di cambiare vita all'interno delle carceri APAC. Esse sono strutturate con l'obiettivo della risocializzazione reale dei condannati o “recuperandi”, evitando che, dopo aver espiato la pena, ritornino a commettere crimini. Le APAC non sono solo un modello di recupero dei detenuti, ma anche un'alternativa reale di espiazione della pena, non ci sono né guardie né agenti penitenziari, i “recuperandi” hanno le chiavi della prigione e spesso sui muri si legge “l'uomo non è il suo errore”. Tutto si basa sull'autodisciplina, sulla fiducia e sul rispetto.

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