Dal Sussidiario.net: Nigeria – Nelle scuole sostenute da AVSI i bimbi cristiani e musulmani vivono in pace

Data 11.01.2012

Avsinigeria R400In Nigeria la situazione continua a essere drammatica per i tanti cristiani che ci vivono. Dopo i tragici attentati di Natale che hanno causato un numero enorme di morti, quasi un centinaio, anche ieri una chiesa è stata teatro di un assalto terroristico. Alcune persone sono entrate mentre i fedeli vi erano riuniti e hanno sparato in mezzo al gruppo di fedeli che stava pregando, uccidendone sei e ferendone molti altri. La scia di attentati fa parte di un piano preciso ordito da gruppi fondamentalisti islamici legati ad Al Qaeda che vogliono cacciare i cristiani dalle regioni del nord della Nigeria, zona dove la maggioranza della popolazione è di fede musulmana.

Nel Paese africano è residente un gruppo di operatori di Avsi che svolgono uno stimato lavoro in campo educativo e sanitario. IlSussidiario.net ha parlato con alcuni di loro, tra cui Barbara, una operatrice italiana che si torva in Nigeria da diversi anni, per capire come si svolge il loro lavoro soprattutto in questo periodo di estrema difficoltà. Un lavoro che nonostante gli ultimi gesti di estrema violenza continua con grande serenità e coscienza dello scopo: "In Nigeria ho incontrato persone piene di voglia di vivere, di entusiasmo, a volte espressi in maniera grossolana, ma sincere" dice Barbara. "Essere a contatto con tanti drammi, così come con tanta gioia, mi ha svelato ancora di più il dramma dell'uomo, europeo o africano o americano: il bisogno estremo di essere amato in maniera unica. Perfino le tradizioni e i riti più truci gridano questo desiderio di essere amato in maniera assoluta. Non è un grande premio questo?".

Barbara, da quanto tempo è in Nigeria? Ci spiega brevemente di cosa si occupa esattamente?

Sono in Nigeria dal 2005, è stata la prima esperienza di lavoro all'estero, prima lavoravo a Rimini, a dieci minuti di bicicletta da casa mia. Sono la responsabile AVSI per la Nigeria. AVSI in questo Paese lavora nel campo educativo e sanitario con due cliniche e due scuole a Lagos, e poi altre realtà educative al Centro-Nord, in Taraba State.

Potete contare su qualche forma di collaborazione a livello locale?

Non c'è nulla che AVSI faccia da sola, tutto il nostro lavoro è svolto in collaborazione con partner locali, anche perché il principale scopo di AVSI è l'educazione, non solo educare i bambini, ma anche e soprattutto educare adulti che siano in grado di rispondere ai loro bisogni. Si parte spesso da punti di vista differenti  per poi scoprire che cerchiamo lo stesso bene, e ci aiutiamo a vicenda a scoprirlo. Di formazione sono un'amministrativa, però da quando sono qui sto cominciando a capire quanto è importante l'educazione, mia e degli altri, non il certificato scolastico, ma la scoperta delle potenzialità della persona. E qui in Nigeria c'è tanto da scoprire, tanti talenti e potenzialità da aiutare a scoprire. Il mio lavoro è guardare alle persone, collaboratori e bambini, perfino donors, in questo modo: certi del loro valore e del loro bene.

Siete impegnati anche nel nord del Paese, quello a prevalenza di popolazione islamica?

Sì, sosteniamo due scuole al Centro Nord, che è già area musulmana.

Nelle scuole che segue Avsi l'accesso è aperto a tutti, sia islamici, animisti che cristiani?

Le nostre scuole sono aperte a tutti i bambini, sia a Lagos che al Nord abbiamo studenti cristiani, animisti e musulmani. Anche tra i nostri insegnanti ci sono dei musulmani e cristiani pentecostali. Facciamo una proposta educativa ben chiara ai nostri insegnanti. Non importa da dove provengano, ma occorre che accettino il nostro metodo educativo.

Ci può spiegare meglio il contenuto di questa proposta educativa?

Il bambino non è un recipiente da riempire di quello che l'insegnante sa, ma è tirare fuori le sue capacità, aiutarlo a scoprire il significato di tutta la realtà e insieme seguirla. Non è facile, ma anche se abbiamo tante difficoltà economiche non ci facciamo mancare mai questi corsi di formazione. E a questo livello la famiglia del bambino musulmano o l'insegnante musulmano non fa nessuna obiezione, vogliono il bene dei loro figli, hanno lo stesso desiderio di conoscere.

Che rapporto avete con le autorità nigeriane, specie quelle scolastiche? C'è collaborazione e sostegno da parte loro?

I rapporti con le autorità nigeriane sono abbastanza buoni, dopo diversi anni hanno approvato le nostre scuole, ci lasciano fare la nostra scuola. Di questo siamo contenti.

Quali risultati ha ottenuto il vostro progetto educativo da quando lo seguite personalmente? C'è qualche episodio particolare che ci può raccontare? 

Sicuramente rapporti più diretti con i bambini, tra noi che lavoriamo in AVSI, gli assistenti sociali e i bambini e le loro famiglie. Questo numericamente si traduce in una diminuzione di casi di abbandono scolastico. Ma preferisco parlare di bimbi cambiati, di facce felici, di occhi illuminati. Proprio in questi giorni ad esempio sono stata contattata da una scuola esterna in cui uno dei nostri bimbi sostenuti attraverso il sostegno a distanza aveva fatto qualcosa di abbastanza grave per le norme di comportamento della scuola; insomma, la scuola voleva interrompere il suo percorso scolastico. Ho chiamato il bimbo, mi sono fatta raccontare, gli ho chiesto il perché l'aveva fatto ed era già pentito. Gli ho detto di venire tutti i giorni in ufficio in AVSI per conoscere meglio l'assistente sociale che lo segue.

Ognuno dei vostri bimbi  è affidato ad un assistente sociale?

Sì, e il bambino ha visto l'assistente sociale che era con me, una bellissima ragazza. Gli ho chiesto se voleva raccontare a lei cosa aveva fatto, lui ha detto "No!", e io ho aggiunto "Bene, è un segreto tra te e me". Era felicissimo, ha continuato a salutare fino al cancello, grato e incredulo. Sono tanti ormai i bimbi che di pomeriggio vengono nell'ufficio di AVSI: chiacchierano con l'assistente sociale, con Alba e con me, colorano, i più grandini fanno anche le fotocopie. Da poco abbiamo cominciato un coro, dopo la scuola vengono da noi e imparano dei canti sotto la guida del nostro capo coro/guardiano. Perché questa è un'altra cosa bella delle nostre opere, ognuno può esprimere i suoi talenti, così poi li sa anche educare negli altri, anche il guardiano è un educatore!

E per i vostri prossimi impegni, il futuro, che previsioni può fare?

Il futuro... non so, se Dio vuole e se ci saranno sponsor vorremo sostenere un'altra scuola la Nord, ci è stato chiesto recentemente aiuto da chi gestisce questa scuola che ora è in difficoltà.

Lei ritiene che il sacrificio e le difficoltà che vivete siano dunque premiate?

Io sono molto grata dell'opportunità della Nigeria, ho conosciuto di più me stessa, ho conosciuto tante persone, ho visto tante persone che realmente cercano la felicità, con tenacia e speranza. Ho incontrato persone piene di voglia di vivere, di entusiasmo, a volte espressi in maniera grossolana, ma sincere. Essere a contatto con tanti drammi, così come con tanta gioia, mi ha svelato ancora di più il dramma dell'uomo, europeo o africano o americano: il bisogno estremo di essere amato in maniera unica. Perfino le tradizioni e i riti più truci gridano questo desiderio di essere amato in maniera assoluta. Non è un grande premio questo?

Come è lo spirito dei cristiani nigeriani in questi giorni particolari, così densi di pericolo?

Abbiamo ricevuto alcune richieste di aiuto, anche una scuola professionale in cui ci sono studenti cristiani e musulmani, creata anni fa proprio per il dialogo tra cristiani e musulmani. Vedremo cosa è possibile fare. Nella prova viene fuori la forza, sono pronti al perdono e al dialogo, soprattutto i cristiani cattolici.

E' cambiato qualche cosa dopo quanto successo a Natale nella vostra vita quotidiana, le abitudini, lo stile di vita?

Io personalmente ci penso su quando è ora di uscire, le cose sono meno scontate, stiamo attenti, siamo prudenti.

Le minacce da parte dei gruppi fondamentalisti hanno fatto fuggire molti cristiani dalle regioni del nord? 

No, non abbiamo sentito nessuno che sia fuggito, sono rimasti tutti quelli che conosciamo, con prudenza, ma con coscienza piena che nessuno può decidere al posto di un altro dove e quando andare. Ci sentiamo quotidianamente al telefono, preghiamo gli uni per gli altri.

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