DAL CTO DI AVSI IN PERU’, IL DESIDERIO DI “GUARDARE ALTO”

Data 08.09.2011

Si è svolto l'11 e il 12 marzo il seminario organizzato dal CTO (Comitato tecnico organizzativo) in Perù, dal titolo “Llamados a mirar a lo alto – En la raíz del desarrollo la importancia del factor humano” (“Chiamati a guardare in alto – Alle radici dello sviluppo: l'importanza del fattore umano”), titolo già inaugurato durante il CTO italiano lo scorso dicembre. Al seminario sono stati invitati operatori, docenti, ed esperti del settore cooperativo per discutere delle problematiche attuali. Il filo conduttore è stato il tema della concezione di sviluppo. L'esperienza di AVSI mostra infatti come lo sviluppo dipenda non tanto e non solo da grandi piani, ma dalla mossa di una persona che, riscoprendo il proprio valore e la propria dignità, si mette in movimento e trasforma la realtà.

I 52 partecipanti, di cui 31 di AVSI, 16 di CESAL (ong spagnola partner di AVSI), 1 del CESED (altro partner locale di AVSI), 2 consulenti e 2 formatori hanno potuto ascoltare gli interventi in videomessaggio di Alberto Piatti, Andrea Bianchessi e Maria Teresa Gatti. Piatti, Segretario Generale di AVSI, ha detto: “Formazione non è una trasmissione di tecnicalità o un trasferimento di un saper fare. Formazione deve diventare capacità di conoscere, aderendo a ciò che avviene nella realtà”. E ancora: “In questo momento dove le grandi ideologie – la pianificazione statale o il liberalismo sfrenato – mostrano tutte le loro limitazioni e i loro fallimenti, finalmente emerge la realtà per quello che è. La realtà dell'essere umano non come un meccanismo, ma come un mistero presente, che si domanda il significato del vivere”.

Sono emersi due temi molto sentiti, che sono stati poi ripresi nelle sedute successive: quello del DONO, inteso anche come dono di sé, e quello della CONOSCENZA. Sul “dono” ha insistito Maria Teresa Gatti (responsabile area progetti di AVSI in America Latina) nel ricordare anche il lavoro e l'amicizia con Norma, operatrice di AVSI in Perù scomparsa in maniera prematura. La vita come dono e il desiderio di conoscenza, sono quindi due presupposti indispensabili per un lavorare che non sia un “doverismo”, quanto piuttosto “un compito”, una chiamata. Anche Andrea Bianchessi (desk area di AVSI in America Latina) ha insistito su questo, in particolare riferendosi ai profondi mutamenti del Perù, che necessitano di una presenza che sia sempre più professionale visto le grandi possibilità di sviluppo del Paese.

Dopo una breve presentazione della storia, del metodo e dei principi di AVSI, si è passati ad un'analisi più puntuale del lavoro svolto dalla Fondazione in Perù insieme a quello di CESAL. Un'opportunità di approfondimento unica, che ha visto molteplici testimonianze di come dall'organizzazione derivi un'esaltazione dell'uomo, dell'io in azione. Una lezione dal titolo “Il tuo lavoro è un'Opera” ha suscitato molto interesse: si partiva da una citazione di don Luigi Giussani, per poi approfondire il tema. Allo stesso modo, molto si è lavorato sulla lezione tenuta da Bernard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere (CdO) durante il CTO italiano e lì ripresa.

Affrontare il limite, cogliere le opportunità, crescere professionalmente sono alcuni dei temi toccati. Il lavoro, anche quello della cooperazione allo sviluppo, si svolge in contesto e condizioni definiti, che spesso sono vissuti come limite. Eppure, il limite non è impedimento ma condizione data in cui si sviluppa la crescita personale e professionale.

A partire da questo, un bel lavoro è stato fatto sulla Corporate Social Responsibility: un ambito nuovo e ricco di opportunità in Perù. Dai numerosi interventi è emersa l'importanza di un lavoro di giudizio comune su quel che viene fatto. Un lavoro di giudizio che sia anche un accompagnamento ai più giovani, una provocazione a giudicare le cose, a porsi delle domande. Come racconta Daniela Altini, di AVSI: “A me ha colpito una cosa: una mattina, Ricardo, Engels, Cristy ed io abbiamo discusso sul tema del genere e del focus sui diritti ed Engels sosteneva che nel focus sui diritti alla fine viene meno la libertà della persona, che esige tutto dallo Stato e non si mette in moto. Da questo dialogo è nata l'idea di presentare questo tema al CTO”.

Un'occasione, quella del CTO, per guardarsi in faccia tra colleghi, mettere a tema i punti critici o quelli da sviluppare, nonché la possibilità di far conoscere un'opera come quella che sta proseguendo con successo laggiù. Un seminario reso possibile perché tutti, con interventi diversi, hanno dimostrato di aver bisogno di conoscere. Conoscere di più la realtà che li circonda, le persone con cui lavorano, quel che la vita mette davanti. Per questo “umiltà di conoscere” è stata l'espressione più utilizzata dai presenti. E, in fondo, la più azzeccata. Solo una curiosità viva, uno stupore di fronte alla realtà garantiscono l'unica forma non burocratica per conoscere il mondo. Chiamati a guardare in alto dunque. E a proseguire il cammino.