Rifugiati afgani, kirgisi, cinesi e uzbeki: questi i volti di coloro che ogni giorno combattono una guerra contro l'esclusione e la povertà. MASP, partner di AVSI in Kazakhstan da più di 10 anni, li sostiene attraverso due progetti in partnership con l'UNHCR.
A cavallo tra Europa e Asia il Kazakistan è il paese economicamente più sviluppato della zona e politicamente più stabile, pieno di risorse naturali attira molti rifugiati provenienti dai vicini paesi quali Asia Centrale, Afghanistan e Cina.
Raggruppati nella zona di Almaty i rifugiati devono affrontare diversi problemi sociali legati al costo della vita come affitto, cibo e servizi, aggravati dalle limitate opportunità di trovare un lavoro. Altro grave problema è quello legato all'educazione dei bambini che pur avendo diritto all'istruzione primaria e secondaria, tuttavia spesso hanno problemi per la condizione temporanea del loro soggiorno nel paese, la mancanza di registrazione e la mancanza di documentazione. Inoltre la lingua in cui vengono insegnate le materie a scuola è quasi sempre diversa da quella usata nel paese d'origine, il che significa avere un'ulteriore sfida da affrontare.
Per rispondere a questa situazione MASP in partnership con l'UNHCR ha avviato due progetti a favore dei rifugiati per ridestare in loro la voglia di ricominciare a credere nel futuro. Il primo dal titolo Community Technology Access, fornisce corsi di informatica a vari livelli e ad oggi ha formato 43 rifugiati, di cui il 60% dai 14 ai 24 anni. Il progetto si propone di assistere i rifugiati più vulnerabili specialmente quelli la cui situazione impedisce di esercitare attività generatrici di reddito.
Education, self-reliance and community mobilization of refugees and asylum seekers in Kazakhstan è invece il titolo del secondo progetto, rivolto fino ad oggi a 220 rifugiati, che mira all'inserimento scolastico, alla formazione professionale, all'integrazione sociale e alla diminuzione e prevenzione di violenze domestiche su donne e bambini.
Silvia Galbiati, Direttrice MASP, racconta: “In questi anni i progetti e i numeri raggiunti sono stati tanti. Progetti e numeri sono cose importanti ma ciò che abbiamo imparato a ritenere importante sono gli “io”, i volti delle persone che ci sono dietro i numeri coinvolti nei progetti. Persone così diverse, di diversissima provenienza, che hanno bisogno di essere guardate ciascuna per il proprio particolare bisogno, cultura e personalità"
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