Cooperazione e COVID-19: mettiamo a sistema risorse e buone pratiche

Data 18.07.2020

Se la distanza sociale si è imposta come misura necessaria per prevenire il contagio, viene da chiedersi se abbia lasciato spazio alla solidarietà. Soprattutto a quella solidarietà che attraversa i confini e costituisce l`asse portante della cooperazione internazionale allo sviluppo.

Ha senso ancora spendere risorse nei Paesi poveri, quando i vulnerabili siamo diventati noi?

Chi opera sul terreno accanto agli ultimi, sia in Italia che all'estero, risponde sì, perché ora è più evidente quanto il bene del singolo sia connesso a quello di tutti.

Per questo la cooperazione allo sviluppo non è stata indebolita dal virus: è stata messa alla prova e lo è ancora, ma si conferma come uno strumento fondamentale per contrastare le povertà e le diseguaglianze, a livello internazionale ma con ricadute anche qui, a casa. Solo che non si può procedere come se nulla fosse capitato. Occorre mettere a capitale le esperienze apprese in questi mesi di crisi e lockdown, e impostare il lavoro in cooperazione con maggiore coscienza dei mutamenti avviati. Questa nuova coscienza dovrebbe imporsi nei lavori del prossimo Consiglio nazionale della Cooperazione allo sviluppo, che finalmente il ministro degli Esteri ha convocato per il 20 luglio, dopo più di due anni dall'ultima volta. Un evento che speriamo diventi occasione di chiarezza e rilancio. In primo luogo, va ribadita l'importanza dell'approccio multistakholder, che coinvolge cioè tutti gli attori investiti dalla cooperazione, in modo che ogni intervento integri le potenzialità di soggetti diversi, dalle organizzazioni della società civile alle imprese private alle istituzioni locali e internazionale, alle università...

Ha senso spendere risorse nei Paesi poveri, quando i vulnerabili siamo noi? Chi opera accanto agli ultimi risponde sì, perché ora è evidente quanto il bene del singolo sia connesso a quello di tutti.

Giampaolo Silvestri - segretario generale AVSI

La complessità della realtà è tale che non può essere neppure avvicinata da soli. Alcune esperienze in questa direzione sono già operative, ma si devono trovare mezzi adeguati che potenzino l'approccio multiattore, senza bisogno di modificare la legge 125 sulla cooperazione.
Un esempio su tutti: i bandi che vengono promossi spesso sono destinati a categorie diverse, mentre va superata l'impostazione a "silos" e incentivata la trasversalità. Altrettanto importante è che l'Italia stabilisca delle priorità geografiche di intervento: occuparsi di troppi. Ha senso spendere risorse nei Paesi poveri, quando i vulnerabili siamo noi? Chi opera accanto agli ultimi risponde sì, perché ora è evidente quanto il bene del singolo sia connesso a quello di tutti Paesi implica il rischio della dispersione di risorse, mentre se si concentrasse su Medio Oriente (Siria in particolare), Mediterraneo, Africa subsahariana seguendo criteri di coerenza politica ed economica, si otterrebbe un impatto più incisivo sulle risorse, prima ancora della valutazione delle quantità destinate all'Aiuto pubblico, allo sviluppo, oggi è più necessaria una regia unica su come vengono impegnate.

Inoltre, va chiesta maggiore trasparenza nelle assegnazioni fatte alle banche di sviluppo e alle agenzie in fase di programma, così come vanno reimp ostati i rapporti con Onu e Ue: dobbiamo selezionare le agenzie Onu, non si equivalgono tutte, potremmo privilegiare quelle con costi di gestione più bassi e più operative sul terreno; e sul fronte Ue dobbiamo chiedere una maggiore partecipazione della cooperazione italiana agli organismi europei e favorire lo scambio tra la Ue e gli attori non governativi. In questo quadro va sostenuta la partecipazione del settore privato, per coinvolgere il quale vanno definiti degli strumenti innovativi, appoggiandosi anche a Cassa Depositi e Prestiti. Anche le piccole e medie imprese devono poter considerare accessibili le proposte del Piano europeo di investimenti in Africa. Non si tratta dunque di disegnare piani da megalomani, ma senza perdere un minuto, di lavorare finalmente insieme, mettendo a sistema risorse economiche, buone pratiche e ideali.

Lunedì 20 luglio Giampaolo Silvestri partecipa per AVSI a due eventi sulla cooperazione:

  • dopo due anni e cinque mesi, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio riunisce in videoconferenza il Consiglio nazionale per la cooperazione allo sviluppo (CNCS), composto da rappresentanti dei principali soggetti pubblici e privati, profit e non profit, del sistema italiano della cooperazione internazionale per lo sviluppo. La pr ecedente riunione è stata convocata dall’allora ministro Angelino Alfano il 28 febbraio 2018. Il punto principale è il parere sul documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo che dovrà essere approvato dal Consiglio dei Ministri.
  • Gli Stati Generali della Solidarietà e Cooperazione Internazionale, promossi da AVSI, Actionaid Aitr, Alleanza cooperative italiane, AOI, Caritas italiana, Cini, Csvnet, Focsivì, Forumsad, Forum terzo settore, La Gabbianella, Link 2007, Uisp, Vim.