Bugala, l’isola ugandese riemersa grazie alle mamme

Data 08.05.2018

di ALESSANDRA MUGLIA - foto Stefano Schirato

I pescatori sono come i pipistrelli, vivono di notte. E io ne ho ingaggiati tre, tra loro anche mio marito: ma il capo sono io». Ha lo sguardo fiero Athieno Kenin, 34 anni e 7 figli. Fino a poco tempo fa rivendeva di nascosto pesce affumicato, prodotto vietato qui a Bugala, isola ugandese del lago Vittoria dove il Nilo inizia la sua corsa. Lo hanno proibito per contrastare la pesca illegale, quella dei pesci piccoli, che ha impoverito queste acque un tempo ricchissime. «Con il nuovo business guadagno più del doppio e non ho più paura» dice davanti alla sua barca ocra e bianca ormeggiata a riva, le reti distese sul prato colme di silver fish, le sardine di lago.

Del resto dal 2016 pescare è diventata un'attività quasi da ricchi: non bastano più le reti cinesi, sono obbligatorie quelle a maglie fini e imbarcazioni più grandi, quindi più costose. «Per riuscire a comprare il necessario mi sono indebitata» racconta. Non con le banche, che qui esigono garanzie impossibili, ma con gli abitanti del suo villaggio, che tre anni fa hanno iniziato a organizzarsi in «gruppi di risparmio e prestito». Ogni settimana ognuno versa una quota, su cui matura un interesse, e può chiedere un prestito ma soltanto per progetti precisi, messi ai voti del gruppo: spese mediche, tasse scolastiche, un funerale, l'avviamento di un'attività, come nel caso di Athieno. Non li hanno inventati qui questi gruppi, ma in questa isola, poco più grande dell'Elba, funzionano benissimo: in due anni sono riusciti a raddoppiare le cifre accantonate e a incanalarle in progetti costruttivi.

C'è chi come Fausta Lukumbi, 53 anni, è diventata una sorta di infermiera/ farmacista ambulante: fa visite e porta medicinali di casa in casa in zone prive di strutture sanitarie. Nel suo cellulare sono schedate donne in gravidanza e bambini, a cui indica quali prestazioni può garantire (come vaccinazioni, test Hiv, rimedi per malaria, diarrea) e per quali occorre andare in ospedale. Questa «promoter della salute» così come i gruppi di risparmio sono nati con il progetto Bugala, una serie di interventi avviati da AVSI con partner locali e finanziati da Fondazione Cariplo per risanare un'isola devastata da povertà e Aids. Unica fonte di reddito nei villaggi erano i pescatori che a fine giornata spendevano tutto in alcol e donne. Neanche il grande business dell`olio di palma decollato un decennio fa è bastato per cambiare la situazione.

«A un certo punto abbiamo capito che per far rinascere Bugala dovevamo coinvolgere le donne, creare opportunità di lavoro per loro, così che potessero riuscire a pagarsi le cure, mandare i figli a scuola, occuparsi anche di nipoti orfani dell'Aids» racconta seduto sotto la ventola del suo ufficio Henry Kizito, responsabile di Kafophan, ong locale che si batte per la cura e l`inclusione sociale delle persone sieropositive.

Tra le iniziative messe in campo la più innovativa è «iFishFarm», impresa di acquacoltura per l'allevamento della tilapia avviata con «fondi misti», del non profit - Avsi - e di tre privati. La scommessa è che attragga altri investimenti privati. Gli avannotti vengono fatti crescere somministrando mangime in vasche galleggianti ancorate al largo nel lago Vittoria. «Abbiamo trovato una forte resistenza da parte della comunità locale a far andare le donne sul lago, all'inizio ci eravamo scoraggiati» racconta Federico Tonelli, 26 anni, ex bocconiano, fondatore della startup con un altro ragazzo italiano, Andrea Lazzari, e un olandese.

In prima linea contro il tabù della donna pescatrice c'è Bridget Nanyonso, 28 anni, una figlia di 3, che fa da ponte con la comunità locale: «Sono arrivata qui a 7 anni orfana dell'Aids, mi ha cresciuto una zia, sono riuscita perfino a laurearmi, ma la vera svolta è arrivata con iFishFarm. Il villaggio si stava spopolando, ma io ho deciso di restare, mi alletta l'opportunità di diventare comproprietaria». Per i dipendenti è previsto infatti un premio di produzione semestrale che si trasforma in partecipazione azionaria. Il progetto Bugala si è concluso un anno fa, ma i suoi effetti continuano a crescere: i gruppi di risparmio sono raddoppiati, iFishFarm sta attirando l'interesse di fondi internazionali, e i bambini nati infetti da madri sieropositive sono scesi al 2% dal precedente 10%. Mobilitando la comunità locale si è innescato un processo virtuoso.