Domenica 8 maggio si è tenuta l'inaugurazione del programma di corsi di formazione professionale organizzati da AVSI presso l'Università Cattolica di Erbil. Due percorsi di tre mesi ciascuno per imparare informatica e inglese, competenze basiche necessarie a trovare un lavoro e a favorire l'integrazione dei giovani scappati dalla piana di Ninive quasi due anni fa.
Trentadue giovani iracheni, trentadue storie di fuga dal proprio paese natale a causa delle violenze di una guerra che in Iraq dura da anni. Nell'estate 2014, al tempo della prima offensiva di Isis nella piana di Ninive e della presa di Mosul da parte del califfato, è iniziato l'esodo di sciiti, cristiani, yazidi e varie altre minoranze dai territori occupati. In gran parte hanno trovato rifugio nel Kurdistan iracheno, primo luogo sicuro in cui approdare.
Tra loro, 32 ragazzi che oggi, a due anni di distanza, sono stati selezionati, dopo alcuni colloqui individuiali, per entrare a far parte di un programma di formazione gestito da Fondazione AVSI insieme all'Università cattolica di Erbil e all'inizio di maggio hanno iniziato a frequentare i corsi di informatica e di inglese.
Arrivano da Qaraqosh, storica città cristiana irachena a una trentina di chilometri da Mosul, e vivono a Erbil, nei campi profughi attorno alla città oppure in case in affitto nel quartiere di Ankawa. Ragazzi e ragazze che in condizioni normali avrebbero frequentato l'università, ma che dopo la fuga sembravano aver perso ogni possibilità di costruirsi un futuro.
L'obiettivo del programma organizzato da AVSI è quello di contribuire alla loro formazione professionale e dar loro maggiori possibilità di accesso al mondo del lavoro. E non è un caso la scelta di far partire il programma con l'inglese e l'informatica come prime materie: si tratta di requisiti fondamentali in una regione in cui la prima lingua è il curdo e l'utilizzo del computer è imprescindibile per gran parte dei lavori.
All'evento di inaugurazione dei corsi erano presenti il rettore dell'Università di Erbil Salahaddin Kako, Il vescovo Bashar Warda, Il sindaco Jalal Aziz, il direttore generale degli Affari cristiani Khalid Jamal Alber e il rappresentante della Cooperazione italiana Sergio Quattrocchi.
AVSI in Iraq
Fondazione AVSI è presente in Iraq nella regione autonoma del Kurdistan ad Erbil dal 2014 in seguito dell'appello lanciato dal Vescovo di Baghdad, Monsignor Warduni, a sostegno degli sfollati. Tra giugno e luglio 2014 un'ondata di profughi interni causata dalla così detta “crisi di Mosul”, momento in cui le forze dello Stato Islamico hanno avuto accesso alla città, ha comportato lo spostamento di oltre 640 mila sfollati nel Paese.
AVSI è subito intervenuta al fianco del Patriarcato Caldeo e di Caritas Iraq per portare aiuto e un primo soccorso a chi arrivava, stremato dal viaggio, con ancora negli occhi la paura e il desiderio di poter ricominciare a vivere al sicuro.
Oggi la crisi umanitaria in Iraq è una tra le più grandi e complesse del mondo, e coinvolge quasi un terzo della popolazione dell'intero Paese. Al momento sono 10 milioni gli iracheni che richiedono una qualche forma di assistenza. Di questi 10 milioni, 3.4 sono sfollati (da gennaio 2014), 3 milioni di persone vivono sotto il controllo dell'ISIS, 3.2 milioni vivono in comunità di accoglienza e 250 mila sono rifugiati siriani.
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