E' salito ad oltre 500 il numero dei morti provocati dalle inondazioni e dalle frane che hanno colpito la regione montuosa del Serrana, nello stato brasiliano di Rio de Janeiro, nell'area della Diocesi di Petropolis, ancora devastata dalle piogge. In 24 ore sono cadute piogge che normalmente si registrano in un intero mese. Secondo l'ultimo bilancio della Protezione Civile brasiliana, la tragedia ha lasciato più di diecimila persone senza un tetto, provocando anche una cifra ancora non precisata di dispersi. La presidente Dilma Rousseff ha definito la situazione “molto drammatica”. “Ciò che preoccupa è quanto accadrà nelle prossime ore perché le previsioni meteorologiche non sono affatto rassicuranti”, ha detto il governatore dello stato di Rio, Sergio Cabral.
Il vescovo della Diocesi di Petropolis, Don Filippo Santoro, ha visitato la Valle di Cuiabá in Itaipava, nel Comune di Petropolis, una delle aree più colpite dalle inondazioni, accompagnato da Monsignore José Maria Pereira e da don Rogerio Dias da Silva, parroco di Cuiabá. Durante la visita il vescovo ha manifestato solidarietà alle vittime della pioggia sottolineando che le strutture parrocchiali delle Chiese Cattoliche della regione sono a disposizione per ricevere i senza tetto. “La situazione è caotica – ha affermato il Vescovo - quattro Comuni dello Stato di Rio de Janeiro, Petrópolis, Areal, São José do Rio Preto e Teresópolis, sono stati colpiti dalle piogge lasciando migliaia di persone senza tetto oltre ai molti morti. Ancora molte regioni rimangono isolate perché i fiumi ne bloccano l'accesso. So che ci vivono delle persone ma è difficile raggiungerle. Insieme ai vigili del fuoco, ai sacerdoti e alle comunità stiamo cercando di aiutare tutti”. Tutti i parroci della diocesi sono stati mobilitati e in tutte le chiese stanno dando accoglienza agli sfollati, prestando il primo soccorso e raccogliendo offerte e beni di prima necessità.
La Fondazione AVSI, organizzazione non governativa italiana senza fini di lucro, presente in Brasile da 30 anni con programmi di sviluppo, sostiene una raccolta fondi a favore della Diocesi di Petrópolis per le famiglie alluvionate e in vista della ricostruzione della regione di Cuiabá.
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Guarda il VideoLeggi l'intervista al Vescovo Petropolis- Avvenire 16 gennaio 2011
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Diario dal Brasile TRATTO DA Tracce
Rio de Janeiro, 17 gennaio 2011
Cari amici,
sabato 15 gennaio, sono stata con alcuni amici nella Valle do Cuiabá, una delle aree colpite dall'alluvione del 12 gennaio, per constatare l'imponenza del disastro e capire meglio come aiutare le persone. Effettivamente è tutto distrutto, strade e case. La quantità di fango che c'è dappertutto è impressionante. Ovunque si vedono i segni dell'acqua e del fango, e si rimane colpiti nel vedere sui muri delle case il livello che hanno raggiunto.
Abbiamo risalito la valle a piedi perché c'era un gran traffico e caos. Le poche strade percorribili erano tutte bloccate dalle auto di privati che stavano portando aiuti. Salendo a piedi abbiamo così potuto vedere meglio quello che è successo. In questa area sono più di 200 le persone senza tetto e senza speranza di poter ritornare nelle proprie case, non solo perché sono andate distrutte, ma perché a tutta l'area è stato vietato l'accesso. Per sicurezza, infatti, l'hanno delimitata e chiusa. Non lasciavano più passare nessuno, solo pompieri e polizia. Troppa gente stava arrivando o per visitare parenti e amici, o per prendere le proprie cose rimaste nelle case, e poi molta gente comune desiderosa di aiutare. In questa area ci sono stati 56 morti e alcuni ancora dispersi. Sul volto della gente si legge una grande incognita sul futuro.
Arrivati quasi alla fine della valle abbiamo incontrato una nostra amica e partner di AVSI a Rio de Janeiro che gestisce un centro educativo e una creche (una scuola materna, ndr). Mentre camminavamo abbiamo incontrato varie persone: mamme con bambini che frequentano il centro, un pompiere che stava lavorando per continuare le ricerche dei superstiti, un signore che frequenta uno dei corsi del centro educativo…quasi tutti avevano un parente, un amico o un conoscente rimasto travolto dal fango in quella terribile notte.
Quando arriviamo al centro educativo Maria Cecilia, che é la persona che ha ideato, investito e costruito tutto, ci accoglie in lacrime, ha dato la sua vita per costruire questo posto e aiutare la gente povera di qui. Una passione educativa di una vita portata via in una notte. Ma dopo un po' comincia già a fare progetti per ripartire. L'abbiamo aiutata per qualche ora a liberare dal fango un salone di una chiesa, in modo che possa diventare luogo di ricovero per le persone sfollate.
Poi siamo scesi ancora a valle: abbiamo trovato un'altra chiesa che sta ospitando 120 senza tetto. Nell'area del centro educativo è rimasta una statua della Madonna appena appoggiata in una capannina, collocata su un piedistallo di legno, piccola, di neanche un metro, leggera. L'acqua e il fango non se la sono portata via nonostante sia ben visibile il segno della piena all'altezza delle mani della Madonnina. Guardando la devastazione tutt'intorno sembra davvero un miracolo che questa statuina sia rimasta lì.
Una signora ad un reporter che le chiedeva cosa farà ora risponde: "Con fede, ricomincio tutto da capo!". Questa Nossa Senhora das Graças, lei l'Immacolata che é rimasta lì e non é stata portata via, sporca di fango fino alle mani, diventa la possibilità di speranza per questa gente.
Nell'altra chiesa, dove sono alloggiati i senza tetto, abbiamo trovato molta confusione causata da tante donazioni che arrivavano senza controllo e a volte sono aiuti che non servono.
Fortunatamente la gente ha un gran cuore, ma nell'emergenza il sentimentalismo deve riuscire a lasciare il posto all'organizzazione. Certo che è difficile da far capire. Ovviamente le condizioni nelle quali le famiglie sfollate sono costrette a vivere sono molto precarie: lo stretto necessario sembra non mancare, almeno ancora per qualche giorno, ma così non possono certo andare avanti per molto.
In questa prima fase abbiamo organizzato l'intervento e le persone volontarie che ci chiedono come aiutare in tre punti: al posto di raccolta aiuti nella Chiesa di un sacerdote nostro amico, Pe Rogerio, che é a Itaipava all'inizio della valle in un posto accessibile, per organizzare le donazioni; al centro di raccolta dei senza tetto per attività di intrattenimento dei bambini; al centro educativo per aiutare nella pulizia degli spazi.
Per ora non si può fare molto di più. È fondamentale conoscere e mantenere una presenza anche aspettando indicazione più chiare dalle autorità locali.
Un abbraccio,
Paola Gaggini (AVSI - Rio de Janeiro) e Bracco
Rio de Janeiro, 24 gennaio 2011
Cari amici,
Sono ritornata ieri nelle zone alluvionate della Vale do Cuiabá. Sicuramente lo scenario è cambiato perché si vede nettamente il grande lavoro di pulizia che è stato fatto. Sulle strade ci si muove meglio e con più sicurezza.
Sono saliti ad 800 i morti ufficiali e i dispersi si cercheranno ancora solo per una settimana. Mentre le strade di collegamento pubbliche sono più percorribili, non è cambiata di molto la situazione delle case rimaste in piedi e di quelle distrutte. Lì sembra che il lavoro di 10 giorni sia servito a poco, tanto era il volume di fango. Tuttavia si nota l'incessante lavoro e il desiderio di tornare alla normalità.
Alle 11 abbiamo assistito ad una Messa (la prima dopo l'alluvione) celebrata in suffragio alle vittime. La Chiesa era pienissima e da qui si capisce da dove la gente sta trovando la forza di continuare. La situazione di chi ha perso casa è rimasta la stessa, alcune famiglie, quelle che potevano, sono andate via ospiti di amici e parenti ma la maggior parte sono rimaste. Ricominceranno. Con fede.
Il destino delle zone alluvionate non è ancora chiaro, si sta facendo un lavoro di raccolta dati che potrà aiutare a sviluppare azioni più puntuali. Noi continuiamo a sostenere il punto di raccolta dell'amico sacerdote Pe Rogerio, che sta a Itaipava all'inizio della valle in un posto relativamente accessibile. Da qui cerchiamo di organizzare le donazioni che per il momento stanno ancora arrivando. È un aspetto molto importante perché probabilmente le donazioni termineranno e ciò che riceviamo dovrà durare oltre l'emergenza.
Settimana scorsa abbiamo saputo che una bambina sostenuta con il sostegno a distanza di AVSI nel Centro Educativo era dispersa, poi ritrovata, in une delle zone alluvionate. Lo racconta nella lettera qui sotto l'amica Tatiana del sostegno a distanza di AVSI a Rio.
Un abbraccio, Paola Gaggini - AVSI in Rio de Janeiro
Rio de Janeiro, 23 gennaio 2011
Carissimi amici,
In questi ultimi tempi abbiamo assistito, in TV e su Internet, ad immagini inimmaginabili della nostra Cidade Maravilhosa; Rio de Janeiro è la città-cartolina del Brasile, e vanta uno dei paesaggi più suggestivi del mondo.
Vedere le immagini delle inondazioni, e di tutte le distruzioni che l'eccesso di piogge ha provocato a Rio de Janeiro, è una cosa che tocca il cuore di chiunque; e peggio dei danni paesaggistici e materiali, sono stati i morti: più di 800 persone hanno perso la vita in maniera tragica e violenta.
Dagli ultimi dati rilevati, i morti sono stati 391 a Nova Friburgo, 324 a Teresopolis, 66 a Petropolis, 22 a Sumidouro, 6 a São José do Vale do Rio Preto e 1 a Bom Jardim. I dati ministeriali parlano di 469 dispersi nell'intera Regione Serrana, e di oltre 800 morti confermate.
In mezzo a tutta questa tragedia infinita, la scorsa settimana siamo stati colti da sentimenti di paura, angustia e tristezza, nel sapere che una “nostra bambina”, Marcela, sostenuta a distanza con AVSI nel Centro educativo Cantinho da Natureza di Rio de Janeiro, era dispersa. Abbiamo visto la sua foto in un sito internet di appelli di parenti in cerca di persone scomparse nella Regione Serrana del Brasile.
La bambina era andata a trascorrere le vacanze natalizie a casa dal nonno paterno, il signor Dalécio, situata in una delle aree devastate dalle inondazioni. Il primo piano della casa del nonno è rimasto completamente sommerso dall'acqua, le comunicazioni inesistenti, ma grazie a Dio nessuno è rimasto ferito, e Marcela è potuta ritornare a casa, assieme alla mamma Giselda il 18 gennaio.
Abbiamo passato un grande spavento; ma ora, rassicurati dal ritorno della piccola Marcela, ci siamo mobilitati per aiutare le famiglie colpite dalle alluvioni, inclusa la famiglia del nonno Dalécio.
Ringraziamo tutti voi, amici italiani, per i messagi di solidarietà. Vi chiediamo di continuare a pregare per tutti coloro che stanno soffrendo per questa tragedia.
Tatiana