Giampaolo Silvestri, Segretario Generale di AVSI, ha partecipato all'evento “Piano Mattei per l’Africa e Global Gateway: un nuovo modello per le relazioni Europa-Africa” che si è tenuto al Parlamento europeo a Bruxelles mercoledì 12 novembre.
Il Segretario Generale ha portato la testimonianza e l'esperienza di AVSI all'attenzione dell'Europa, sottolineando come il Piano Mattei abbia stimolato l'attivazione di nuove partnership e la collaborazione tra governo italiano, Stati africani, settore privato e altri attori.
Questo momento di confronto tra leader di Stati europei e africani da un lato e rappresentanti delle istituzioni internazionali e delle organizzazioni della società civile dall'altro è stato preceduto da un editoriale firmato da Giampaolo Silvestri e pubblicato sul Corriere della Sera.
L'evento che si è tenuto al Parlamento europeo è stato organizzato dal gruppo parlamentare ECR e ha visto la partecipazione, tra gli altri, della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della Presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.
Non si può pensare allo sviluppo delle infrastrutture senza investire nello sviluppo umano, senza cui l'intero sforzo rappresentato dal Piano sarebbe compromesso. Questa è l'idea di AVSI, esposta dal Segretario Generale nel corso dell'evento.
Bisogna tenere a mente che nei Paesi e nelle aree dove si pianifica la costruzione di ferrovie, l'installazione di reti elettriche o pipeline per l’export di idrogeno vivono persone e comunità i cui diritti vanno tutelati, mentre si coinvolge anche la società civile e le autorità locali nelle scelte che si compiono. Il rischio che si corre, altrimenti, è quello di creare sacche di nuove povertà, quindi instabilità e nuove conflittualità.
Giampaolo Silvestri
Sviluppo umano e infrastrutture: la sfida europea
di Giampaolo Silvestri
Trump e Xi che si stringono la mano, seduti su due poltrone, e sotto i loro piedi un tappeto: l’Europa.Con pochi segni di matita e ironia, Giannelli qualche giorno fa in prima pagina sul Corriere restituiva un timore che sembra tagliare le gambe all’Europa di questi tempi: la paura di essere irrilevante, di restare schiacciata sotto i tacchi delle altre potenze. Più prova a rincorrerle, più sembra restare indietro.
A prescindere dalle varie letture che si possono dare dell’attuale contesto economico, culturale, industriale o geopolitico, resta una certezza: la UE continua ad avere in sé e nei suoi stati membri, un capitale di tradizione, capacità, esperienze e asset da usare, e delle quali dovrebbe avere maggior consapevolezza, forse anche orgoglio.
Tra questi asset si colloca il patrimonio di oltre sessant’anni di cooperazione internazionale allo sviluppo, che costituisce oggi una delle componenti del Piano Mattei.
Questo piano, che ormai sta prendendo sul terreno la forma di grandi progettualità in via di implementazione che ambiscono a ottenere un alto impatto, è un’iniziativa di politica estera di cui il sistema Italia si è attrezzato e che può giovare a tutta la UE, se integrato con gli altri piani europei e valorizzato: può fungere da leva, per sfilare l’Europa dalla posizione orizzontale di tappeto e rimetterla in piedi.
Il Piano Mattei ha attivato, oltre a critiche da vari fronti, molte energie e a livelli diversi, ha avviato nuove partnership alla pari con gli stati africani, interessati a farne parte – lo constatiamo nelle missioni di sistema avvenute nell’Africa occidentale e orientale – e ha suscitato iniziative nuove da parte delle imprese, della società civile, delle istituzioni statali e locali, delle università, che guardano all’Africa al di fuori di schemi desueti.
Ne è un esempio il grande programma finanziato dalla Cooperazione italiana in Costa d’Avorio, nella cornice del Piano Mattei: promuove educazione e protezione dell’infanzia, con interventi curati da organizzazioni della società civile in oltre ottocento scuole, che coinvolgono migliaia di insegnanti e centinaia di migliaia di giovani e bambini; pianificato di concerto con il Ministero dell’Educazione ivoriano, è un modello di co-programmazione che ha ascoltato i bisogni effettivi di quel paese, è realizzato in collaborazione con grandi imprese italiane, e punta a favorire un cambiamento del sistema stesso dell’istruzione nazionale a partire dal dialogo e da ricerche dedicate. Non per un caso, tale programma si colloca proprio lungo uno dei corridoi di intervento infrastrutturale del Global Gateway, la strategia che si è data l’Europa di investimenti globali infrastrutturali da 300 miliardi entro il 2027 con il coinvolgimento del settore privato.
Di qui, da questo approccio dell’Italia, viene un’indicazione di metodo e contenuto per la UE: non si può pensare allo sviluppo delle infrastrutture senza investire nello sviluppo umano. Dove si pianificano connettività, ferrovie, installazioni di reti elettriche e pipeline per l’export di idrogeno, solo per citare qualche esempio, là occorre tutelare il fatto che tali infrastrutture insistono in aree dove vivono persone e comunità, società civile e autorità locali, che vanno coinvolte attivamente nelle scelte che si compiono, accompagnate e valorizzate.
L’alternativa è illudersi di poter creare mercati e avviare grandi business, per tener testa ai cinesi o a chi per loro, mentre invece si creano sacche di nuove povertà, quindi instabilità e nuovi conflittualità.
A quella Unione Europea, che resta uno dei principali donatori mondiali in termini di aiuto pubblico allo sviluppo (pari al 55% dell’aiuto globale), l’integrazione reciproca tra Piano Mattei e Global Gateway va nella direzione di valorizzare un elemento costitutivo della UE: considerare la promozione della dignità umana il vero cardine di sviluppo sostenibile.
Se dimentica questo tratto fondante della sua identità, proprio quando la competizione con altre potenze si fa serrata, allora sì che l’Europa diviene irrilevante.
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