Missione di Kiremba, provincia di Ngozi, Burundi del Nord. Ieri sera verso le ore 21 un gruppo armato di guerriglieri ha fatto irruzione nella casa convento dove vivono alcune religiose che prestano il loro servizio nel vicino ospedale di Kiremba. Un episodio tragico, violento: i guerriglieri ammazzano una suora di nazionalità croata, suor Ludovica, ne rapiscono un'altra, suor Carla, originaria della provincia di Brescia insieme a un volontario della provincia di Verona, Francesco Bazzani.
Le suore, che avevano appena finito di cenare prima dell'irruzione, erano rimaste senza luce e avevano chiesto aiuto a Francesco, economo della missione. A togliere la corrente erano stati gli assalitori: volevano tutti i soldi disponibili. Ma dopo aver ricevuto circa 4mila euro hanno rapito suor Carla e Francesco portandoli via con sé. Il fatto inquietante è che un'altra suora, Antonietta, si era offerta come ostaggio, ma i guerriglieri hanno insistito con suor Carla perché evidentemente la conoscevano. Poi, mentre fuggivano, sono stati raggiunti dalla polizia che ha aperto il fuoco. Francesco Bazzani è stato ucciso dai suoi rapitori a sangue freddo, suor Carla ferita a coltellate mentre cercava di sfuggire ai colpi di fucile. I rapitori, in tutto due, sono stati già arrestati dalle forze dell'ordine.Le ipotesi adesso sono diverse. Per la polizia una rapina a opera di delinquenti comuni, per altri una vendetta. Un operaio della missione era infatti stato licenziato qualche giorno fa e si pensa possa aver organizzato tutto per vendetta.
IlSussidiario.net ha raggiunto telefonicamente Monica Treu, responsabile di AVSI in Burundi. Alcuni degli operatori Avsi infatti conoscevano personalmente sia suor Carla che Francesco Bazzani: "L'ospedale di Kiremba" ci ha detto "è conosciuto in tutto il Burundi. Si tratta di una autentica opera di eccellenza che dà aiuto a malati di ogni parte del Paese e dove lavora personale di altissimo livello".
Signora Treu, voi vi trovate nelle vicinanze del luogo colpito dall'attacco di ieri?
Noi ci troviamo con sede nella capitale Bujumbura, a circa duecento chilometri dalla zona in cui è avvenuto l'attacco, ma abbiamo opere di sostegno attive anche nelle province dove è avvenuto l'episodio. Abbiamo dei volontari al lavoro nelle province di Ngozi e Kaianza, che si trovano nella parte settentrionale del Paese.
Di cosa si occupano i vostri volontari?
Dal 2006 abbiamo iniziato in queste province un progetto di sostegno a distanza di mille bambini cosiddetti vulnerabili. Attualmente abbiamo in corso dei progetti agricoli e anche educativi per il supporto di queste famiglie che mirano a migliorare le condizioni di vita delle famiglie stesse e prima di tutto dei bambini assicurando il sostegno a livello scolastico anche sanitario. Si tratta di un progetto finanziato dalla Unione europea anche per i genitori che si impegnano attività agricole e attività comunque generatrici di reddito.
In quanti siete voi operatori dell'Avsi residenti in Burundi?
Siamo sei italiani, tre persone che risiedono nella provincia di Ngozi e altre tre qui a Bujumbura tra cui una famiglia con un bambino.
Avevate contatti con l'ospedale attaccato, con le due persone rapite?
Alcuni nostri operatori conoscevano molto bene il lavoro dei medici dell'ospedale di Kiremba e avevano contatti frequenti con il personale. Personalmente non conoscevo la suora e il volontario rapiti, ma una nostra famiglia residente in zona conosceva molto bene suor Carla e Francesco. Dai loro racconti traspare che erano persone eccezionali che erano qui in Burundi per il bene dei bambini e delle persone che vanno in ospedale con gravi problemi di salute.
Ci sono stati episodi analoghi a quello di ieri sera di recente, voi avete avuto qualche tipo di problema?
Il personale locale e italiano che lavora per Avsi non ha avuto problemi, ma sicuramente la zona a nord del Paese, dove si trova la missione di Kirembi, la regione dei Grandi Laghi, è un territorio estremamente turbolenta con molti episodi di violenza. E' una regione affetta da una crisi che dura da tempo.
Sembra che gli aggressori fossero delinquenti comuni e che quindi non si tratti di un attacco alla comunità cristiana.
Su questo al momento non ho molte informazioni a riguardo. Sicuramente l'ospedale di Kirembi è molto conosciuto in tutto il Paese per l'eccellente opera di cura sanitaria che svolge. Moltissimi malati si rivolgono a questo ospedale perché sanno di trovare dottori competenti perché formati da dottori italiani, e dove c'è sempre presenza costante di specializzandi in medicina provenienti dall'Italia. Si tratta di una struttura di eccellenza a livello sanitario dell'intero Burundi e sicuramente per la regione del nord. E' un dato di fatto che quell'ospedale è considerato straordinariamente competente, per via dei tanti volontari italiani che vengono nel Paese regolarmente.
Come è la situazione al momento? Le risulta che dopo l'attacco di ieri siano state messe in atto particolari misure di sicurezza?
Alcuni italiani che vivono in Burundi e che erano in quella zona sono stati invitati a trasferirsi nella capitale e ci hanno detto che mentre venivano verso la nostra zona hanno visto diverse colonne di mezzi militari e anche il ministro degli interni che si recava sul posto dell'aggressione.
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