Alluvione in Sierra Leone, la testimonianza: «Non è rimasto più niente. E ora stare qui fa paura»

Data 17.08.2017

di Gloria Iorio, responsabile Fondazione AVSI in Sierra Leone

Stanotte è cominciata una forte pioggia verso le 2. Si capiva che stava succedendo qualcosa di anomalo per la potenza e l’assenza di pause. Io abito in Regent, su una delle bellissime colline di Freetown. Non so dire che ora fosse ma a un certo punto ho sentito un leggero tremore dei vetri e della casa. Alle 8 sono uscita e le strade erano stranamente sgombre anche se piene di detriti, una parte della strada che dalla collina a Kissy, dove ha sede Avsi, era allagata e gli smottamenti frequenti.

Ancora non sapevamo nulla. Verso le 12 siamo stati informati che una delle colline accanto alla mia aveva ceduto durante la notte trascinando con sé per centinaia di metri tutto ciò che ha trovato. Le due zone più colpite sono Regent e Lumley, sul lungo mare. Ci siamo divisi: un gruppo con me è andato a Regent e l’altro sul mare. A Regent la situazione è drammatica. Non si sa quanti morti ci siano, si dice 300 ma in tutta la città? O qui? Solo a Regent ci sono 650 dispersi. La gente in strada è smarrita, le donne si stendono per terra e piangono con questo lamento continuo e straziante.

Gli uomini sembrano attoniti. Cammini per strada e abbracci qualcuno perché ti sembra così bisognoso di un tocco umano, di una carezza. Ma poi passi oltre, siamo andati fino ai piedi della collina e dove c’erano case non c’è più nulla, neanche i resti, neanche qualche mobile, un letto, un fazzoletto per ricordarti che lì c’era la casa di una famiglia. Nulla, solo terra rossa bagnata e ruspe che scavano. Chissà quando hanno smesso di scavare con le pale nella speranza di trovare qualcuno vivo? Cosa tireranno fuori con le ruspe? La gente è stata allontanata, ci siamo solo noi, la polizia e gli scavatori e ogni volta che la ruspa si alza la gente si aspetta di vedere apparire un corpo.

Solo qui pare ci siano 60 bambini introvabili, ma così piccoli dove li avrà portati questa massa di terra ? Abbiamo partecipato ad un meeting con Unicef, Wfp (World Food Program), rappresentanti della comunità locale, il ministro del commercio. Wfp ha sottolineato che l’organizzazione dei soccorsi è in mano al governo di Freetown. Il 15 abbiamo un altro incontro per ricevere istruzioni dopo il meeting che oggi il presidente ha avuto con i membri del Parlamento. Ci saranno vari incontri in vari punti della città e ci siamo divisi tra noi di Avsi. Casa mia è molto vicina a dove é successo il tutto. Domani devo cercare di capire se questa zona è sicura perché non si prevede un miglioramento delle condizioni atmosferiche e devo dire che stare qua ora fa paura.