L'esplosione di Beirut del 4 agosto 2020 non solo ha causato la distruzione diretta delle aree circostanti al porto ma ha lasciato nei suoi abitanti un insieme di sensazioni angosciose, compromettendo le condizioni psicologiche di persone di diverse età e diversi background.
Per questo motivo il Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (UNDP) si rivolge alle persone più vulnerabili del quartiere Karantina affinché possano affrontare i traumi psicologici causati dalla devastante esplosione e ricostruire una forte struttura sociale di sopravvissuti attivi.
L'iniziativa incoraggia infatti i bambini, le donne e gli uomini di Karantina di tutte le età a raccontare ciò che hanno visto, sentito, provato, fatto durante e dopo l'esplosione, conducendo discussioni e sessioni di sostegno per aiutarli a riprendersi e guardare avanti con positività.
"Vivevamo nell'orrore e nella paura. Ho sofferto di esaurimento nervoso e avevo difficoltà a respirare", ricorda la signora Aida Al Mahoumd "Durante gli incontri sono riuscita finalmente ad esprimere tutta l'angoscia che provavo. Ora mi sento molto meglio".
L'esplosione ha riaperto le ferite della guerra civile ed è stata percepita dai residenti locali come "imparagonabile" a qualunque altra cosa mai sperimentata prima: a distanza di mesi i pensieri ricorrenti dell'incidente continuano a riemergere. "Ogni volta che appoggiavo la testa sul cuscino per dormire, sentivo di nuovo il boato dell'esplosione", ha aggiunto Aida.
Il team di supporto psicosociale sta lavorando seguendo l'approccio dell'UNDP, che ben si sposa con quello di AVSI: mettere al centro le persone. Le persone sono accompagnate gradualmente a riconoscere le emozioni profonde che hanno provato il giorno dell'esplosione, comprendere gli effetti che hanno ancora oggi e riacquistare, incontro dopo incontro fiducia e serenità.
"L'anima è la cosa più preziosa della vita, molto più preziosa del denaro. Ero depresso, mi sentivo senza speranza e, se non fosse stato per il sostegno che ho ricevuto, temo che avrei potuto farmi del male" confida Khalil Ibrahim Houssam, un altro sopravvissuto dell'esplosione. "Grazie al sostegno ricevuto sento che sto migliorando e questa è la più grande benedizione".