di Ernesto Diffidenti per Il Sole 24 Ore
Sembra una data futuribile ma in realtà il 2030, anno in cui le Nazioni Unite hanno fissato il traguardo dell'Agenda per il futuro sostenibile, è dietro l'angolo. E non solo perché il mondo corre sempre più veloce ma perché l'ambizione è rivoluzionare l'accesso alle cure, garantire equità e benessere per tutti. Per questo l'Italia, che geograficamente e politicamente è al centro di questi cambiamenti, ha un ruolo primario nel sostenere e guidare la trasformazione.
Ed è in questo scenario che la Fondazione De Gasperi, presieduta dall'ex ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha organizzato quattro eventi per misurare lo scarto tra l'Agenda dell'Onu e lo stato dell'arte dei 193 Paesi che l'hanno sottoscritta. Dall'istruzione alla fame, dall'ambiente alla salute è stato messo a fuoco il contributo non solo dei governi, degli organismi internazionali e delle Organizzazione non governative ma anche il ruolo propulsivo delle imprese private, ciascuno nel proprio ruolo e con le proprie specificità. «D'altra parte non basta un colpo di spugna per correggere i grandi squilibri dello sviluppo globale – sottolinea Alfano - servono atti concreti e innovativi. Come quelli presi dall'Italia nel campo della cooperazione internazionale».
Marrapodi: il ruolo della cooperazione italiana per la salute globale
Grazie ai progressi della sanità molte più persone oggi vivono in condizioni di vita migliori rispetto a due decenni fa: dal 2000, infatti, la mortalità materna è diminuita del 37%, quella neonatale del 39% e quella infantile del 47%. Per Giorgio Marrapodi, direttore generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari esteri, tuttavia, ancora oggi «vi sono troppe donne che non riescono a sopravvivere al parto e troppi bambini che non raggiungono i 5 anni di età». Se il quadro resta in chiaroscuro è anche vero che la sfida della salute globale dimostra come la cooperazione internazionale, gli approcci condivisi ed i partenariati globali siano efficaci e possano davvero incidere sulla vita delle persone.
La cooperazione italiana opera in modo sistematico per lo sviluppo dei sistemi sanitari, per il sostegno alla ricerca scientifica, per il contrasto ai fattori di rischio, ma anche in risposta alle emergenze umanitarie e la lotta alle pandemie ed epidemie
Giorgio Marrapodi, direttore generale per la cooperazione allo sviluppo del ministero degli Affari esteri
Un impegno che si articola in numerose iniziative e partenariati strategici e operativi che «ci vedono sul campo al fianco delle Agenzie specializzate delle Nazioni Unite e dei Fondi e Programmi competenti». «Non posso non menzionare il ruolo del Fondo Globale contro Aids, tubercolosi e malaria - aggiunge Marrapodi - di cui l'Italia è un orgoglioso fondatore e continua ad esserne convinto sostenitore. Il Fondo, che fu lanciato quale seguito della presidenza italiana del G8 nel 2001, ha salvato più di 27 milioni di vite e ha contribuito al declino di un terzo del numero totale di persone che muoiono delle tre pandemie». Un fondo sul quale l'Italia ha investito complessivamente oltre 1,08 miliardi di dollari.
Cornado: incisiva azione politica per l'educazione alimentare e il made in Italy
Nonostante gli sforzi, tuttavia, le sfide restano enormi. E l'impegno di tutti, dalle istituzioni alle imprese fino ai cittadini, non può che restare alto. Anche sulle malattie non trasmissibili che rappresentano la prima causa di morte in tutto il mondo. Per ridurre l'esposizione ai 4 principali fattori di rischio (il fumo, il consumo eccessivo di alcool, le diete insalubri e l'insufficiente esercizio fisico), c'è un punto di riferimento: la "Dichiarazione politica" dell'evento di alto livello del 2018 sulla prevenzione ed il controllo delle malattie non trasmissibili, sottoscritta dai Capi di Stato e di Governo ai margini dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
«Si tratta di un testo bilanciato ed innovativo – sottolinea l'ambasciatore Gian Lorenzo Cornado, rappresentante permanente d'Italia presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra - che ha individuato le principali sfide e le aree di azione prioritaria ed ha peraltro espanso il ventaglio dei fattori di rischio, con l'inclusione dell'inquinamento atmosferico, e delle principali patologie, con l'inclusione della salute mentale. È motivo di orgoglio per il nostro Paese aver svolto il ruolo di co-facilitatore, insieme all'Uruguay, nel processo negoziale che ha portato all'adozione della dichiarazione».
Non mancano, tuttavia, motivi di dissenso con l'Organizzazione Mondiale della Sanità, su tutti la questione della corretta alimentazione. Da alcuni anni, infatti, spiega ancora Cornado l'approccio dell'Oms sulla lotta alle malattie non trasmissibili legate alla nutrizione – come obesità, diabete e patologie cardio-respiratorie – è stato rivolto a catalogare e classificare i prodotti alimentari distinguendo fra cibi "sani", "non sani" o addirittura "dannosi per la salute", piuttosto che favorire le diete ed i regimi alimentari equilibrati nel loro complesso. «Si tratta di un'impostazione che non trova conferma in ambito scientifico - sottolinea -. E anche in questo ambito l'incisiva azione dell'Italia alle Nazioni Unite, attraverso la Rappresentanza permanente a New York, ha consentito di conseguire due significativi successi: la Dichiarazione finale dell'Evento di Alto Livello sulle NCDs di settembre e, ancor più, la Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite su Salute Globale e Politica estera del dicembre 2018. Entrambe ribadiscono l'importanza delle diete sane e degli stili di vita equilibrati, puntando sull'educazione all'alimentazione e una corretta informazione dei consumatori».
Si tratta di un punto dirimente della posizione dell'Italia sul tema: la prevenzione ed il controllo delle malattie non trasmissibili «non possono prescindere dall'"empowerment" dei singoli individui, da una maggiore e migliore alfabetizzazione sanitaria – e di qui l'esigenza di adeguate campagne di informazione e programmi educativi, soprattutto per i bambini – e, per quanto riguarda il tema delle diete salutari, dal rafforzamento di una cultura del cibo e della nutrizione, tema sul quale l'Italia è inevitabilmente un attore di primo piano ed un punto di riferimento a livello internazionale».
Philip Morris: l'impegno per la riduzione del rischio
Su un altro fronte aperto, quello del fumo, le imprese produttrici stanno lavorando sulla riduzione del rischio. Il fumo causa ogni anno nel mondo oltre 7 milioni di vittime, tra le 70 e le 83mila in Italia, ma il numero di fumatori resta stabile. Per questo l'industria ha deciso di puntare con decisione alla riduzione del danno sviluppando negli ultimi anni tecnologie che annullano la combustione come le sigarette elettroniche e i riscaldatori di tabacco. «Secondo quanto comprovato dai test effettuati – ha affermato Luigi Godi, Senior Scientific Advisor di Philip Morris Italia – questi prodotti riducono sostanzialmente il livello di sostanze dannose rispetto al tradizionale fumo di sigaretta, grazie proprio all'assenza di combustione». «Abbiamo un impegno, una missione che comporta un cambiamento su larga scala, una trasformazione culturale – ha sottolineato Godi – anche in previsione di Agenda 2030. Vogliamo creare alternative migliori, più soddisfacenti e potenzialmente meno dannose per un numero sempre più elevato di fumatori che, stando alle cifre dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2025 supereranno il miliardo. All'interno di questo scenario abbiamo scelto di agire in maniera responsabile progettando un futuro senza fumo».
Ospedali aperti: l'impegno AVSI nella martoriata Siria
Intanto c'è chi continua ad essere impegnato sul campo traducendo in fatti concreti gli obiettivi di Agenda 2030. E' il caso dell'ong Avsi, partner della Fondazione De Gasperi nell'organizzazione delle quattro giornate di lavoro, che ha illustrato l'esperienza "Ospedali aperti". "Come risposta concreta alla domanda di aiuto del popolo siriano – spiega Maria Ricci, private partnership coordinator Avsi -, grazie all'iniziativa del card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, e all'appoggio del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, è stato ideato nel 2016 ed è divenuto operativo nel 2017 il progetto "Ospedali Aperti". L'obiettivo principale è quello di assicurare l'accesso gratuito alle cure mediche ai siriani poveri, attraverso il potenziamento di tre ospedali non profit: l'Ospedale Italiano e l'Ospedale Francese a Damasco, e l'Ospedale St. Louis ad Aleppo. Questo progetto ha già assicurato più di 15mila cure gratuite a siriani poveri e punta ad arrivare a 50.000 entro i prossimi due anni".
Gruppo ospedaliero San Donato in Kenya tra malnutrizione e obesità
AVSI, inoltre, collabora alla realizzazione di un progetto sull'educazione alimentare ideato dal Gruppo ospedaliero San Donato foundation (GSDF). La partnership coinvolge gli alunni della scuola primaria San Riccardo Pampuri nel villaggio kenyota di Mutuati e i nutrizionisti di Eat per promuovere la salute combattendo la malnutrizione di oggi e prevenendo obesità e sovrappeso di domani. «Non è paradossale pensare all'obesità in un luogo in cui i bambini oggi sono gravemente denutriti - ha spiegato Francesco Galli, amministratore delegato Irccs Policlinico San Donato -. Le statistiche dicono che i Paesi africani vedranno in tempi brevissimi l'esplosione dell'obesità, in conseguenza di una maggiore disponibilità di cibo, ma di cattiva qualità». Intanto, le condizioni di salute di gran parte dei bambini è già visibilmente migliorata. «La nuova dieta - ha aggiunto Galli - ha avuto un impatto anche sull'insegnamento, con un minor tasso di assenteismo e migliori risultati».
Federfarma: il modello italiano della farmacia a servizio del cittadino
L'accesso ai farmaci, infine, tema cruciale e delicato per la sostenibilità. Come ha ricordato l'ambasciatore Cornado, il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha già inviato una risoluzione che, laddove approvata, fornirebbe all'Oms il mandato per rafforzare le attività tecniche sulla trasparenza dei costi di ricerca e sviluppo, nonché sulla trasparenza dei prezzi dei medicinali. Ma in attesa dell'esito della discussione internazionale, come ha ricordato Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia, le farmacie private sono già attive con azioni solidali, a partire dalla raccolta promossa dal Banco farmaceutico.
L'iniziativa, nata con pochi farmaci donati è ora un gesto nazionale con oltre 4mila farmacie e con volontari straordinari
Annarosa Racca, presidente di Federfarma Lombardia
Racca, inoltre, ricorda il piccolo ma significativo gesto che possono fare le famiglie portando nei punti di raccolta delle farmacie medicinali in corso di validità ma che non vengono utilizzati. Un gesto in favore delle persone più fragili». Una mission che la farmacia moderna tende ad incarnare sempre di più trasformandosi in un vero e proprio hub dove è possibile prenotare visite ed esami, effettuare prestazioni di telemedicina in collegamento con centri specialistici, ottenere prestazioni di altri operatori socio-sanitari, effettuare screening per la prevenzione di patologie dal forte impatto sociale. «In altre parole portare più salute sul territorio anche a vantaggio della sostenibilità del Ssn - conclude Racca -. Un modello che potrebbe essere esportato laddove c'è grave carenza di salute». In farmacia il futuro è già arrivato.