La corrispondenza di Carlo Maria Zorzi, rappresentante di AVSI in Costa d'Avorio:
“La crisi post elettorale in Costa d'Avorio si era accentuata tra febbraio ed aprile scorsi quando si è trattato, per le parti in causa, di mettere le mani sulla capitale economica, Abidjan. Prima nel comune di Abobo dove l'esercito favorevole al presidente uscente ha cercato di estirpare – senza riuscirvi – i focolai più intensi della rivolta; e poi nel comune di Yopougon dove l'esercito del presidente entrante ha voluto estirpare – riuscendovi – i focolai di resistenza, almeno 1.300.000 persone hanno dovuto abbandonare le proprie case, il lavoro, la scuola … Esodi massicci che si sono riversati in parte in altri comuni del Distretto di Abidjan oppure nei villaggi dell'interno, più etnici e quindi apparentemente più sicuri.
AVSI è presente con il sostegno a distanza (SAD) anche – e non solo – in questi due comuni. Tra gli sfollati, come è facile immaginare, ci sono anche centinaia e centinaia di bambini e famiglie. Stando qui nel Paese, senza abbandonare le persone, anche nel periodo di crisi più intensa e cercando di essere operativi con il nostro personale sociale, abbiamo potuto gridare alla catastrofe e tracciare scenari drammatici. Sembrava impossibile poter tornare, un giorno, alla normalità. Sembrava quasi impossibile attivare una rete di contatti necessari per non perdere le tracce dei bambini e dei loro famigliari aiutati. Ma lo abbiamo fatto.Il nostro lavoro è fatto anche di “gambe”. Siamo andati così a rintracciare i bambini che erano sfollati altrove. Dalle informazioni raccolte dai vicini di casa, si aveva almeno un'idea di dove erano andati a rifugiarsi. Non li abbiamo abbandonati. Abbiamo usato il telefono. Anzi il telefonino, che mai come in quell'occasione abbiamo così apprezzato che fosse stato inventato e funzionasse ancora, malgrado la difficile situazione del paese.
E' stato un lavoro intenso e difficile dove l'obiettivo non era solo quello di quantificare chi c'era e chi non c'era più, ma anche, e soprattutto, portare conforto ai bambini e alle famiglie che vivevano uno dei drammi più gravi della loro vita: fuggire senza nulla lasciando dietro tutto di se stessi. Non ci siamo riusciti per quei bambini che sono andati lontano, in villaggi dispersi, senza comunicazioni e dove non siamo presenti con il nostro personale sociale. Pochi, per fortuna, come dimostrano i risultati della nostra ricerca, dei contatti fatti e degli aiuti distribuiti.
Ad oggi, giugno 2011, dove tanta gente sta rientrando nei propri comuni ma dove altra gente ha comunque deciso di non ritornare più, 4 bambini con le loro famiglie li stiamo ancora aspettando sapendo che il sostegno del SAD è un elemento che li aiuta tantissimo nella decisione di rientrare, ricostruire, riprendere la scuola e qualche attività generatrice di guadagno per la famiglia. Abbiamo limitato moltissimo i danni di queste partenze dovute alla guerra, abbiamo dato risposte che hanno incoraggiato i rientri. Pochi, anzi pochissimo non ritorneranno più.
La guerra e la crisi hanno peggiorato le condizioni generali di vita di migliaia di famiglie e di bambini. La lista dei bambini che il Sostegno a Distanza può aiutare è lunga. I bisogni sono tanti e reali, noi contiamo di potervi rispondere con coscienza e professionalità. Ora sta a voi, dall'Italia, fare la vostra parte. Sosteneteci e aiutateci a sostenere nuovi bambini. Aderire al programma di sostegno a distanza significa darci i mezzi per far di nuovo sorridere tanti bambini che oggi, nei loro disegni hanno due unici soggetti : il cibo perché hanno fame e le armi perché hanno paura”. Di Carlo M. Zorzi
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