Nella zona di Portoviejo, una delle più colpite dal terremoto di sabato, vivono anche 700 bambini adottati a distanza da italiani. «Stanno bene ma la situazione è grave».
di Sara Gandolfi, da Corriere della Sera
Pablo Córdova, il receptionist dell'hotel El Gato, a Portoviejo, si è salvato grazie al cellulare. E' stato recuperato, ormai allo stremo, 48 ore dopo il sisma che sabato sera ha colpito la costa pacifica dell'Ecuador, radendo al suolo il centro di note località turistiche e interi villaggi. Pablo ha chiamato a casa e i suoi familiari hanno avvertito subito i pompieri che lui si trovava ancora lì, sotto le macerie, assieme ad altri tre. Il sisma di magnitudo 7.8 sulla scala Richter, secondo l'ultimo bilancio, ha provocato almeno 480 morti e migliaia di feriti, oltre 1700 persone sono ancora disperse e gli sfollati sono circa 20.000.
I «genitori» italiani
Nel comune di Portoviejo, una delle zone più colpite, vivono 700 bambini con una «parentela» molto speciale con l'Italia: sono stati adottati a distanza da altrettante famiglie del nostro Paese grazie al programma della Fondazione Avsi, che segue in Ecuador 1500 bimbi e le loro famiglie. «Stanno tutti bene, ma molte abitazioni hanno subito danni pesanti e la situazione è gravissima — racconta Stefania Famlonga al telefono da Quito, dove vive da 13 anni —. Portoviejo è rimasta per giorni senza luce e acqua, dalla capitale stanno partendo camion carichi di cisterne però tanti villaggi sono ancora isolati».
Per donare
I «genitori» italiani sono preoccupati. «In decine hanno scritto e chiamato per avere notizie dei “loro” bambini», conferma da Milano Maria Laura Conte. Molti hanno risposto all'appello di donare, ognuno quel che può (https://donazioni.avsi.org/emergenze/emergenza-ecuador/).
Il rischio zika e dengue
La lista dei morti si allunga di ora in ora, soprattutto nella provincia di Manabi, e l'Organizzazione mondiale della Sanità ha lanciato l'allarme per il rischio di un'esplosione dei virus zika, dengue e chikungunya, tutti e tre trasmessi dalle zanzare. La precarietà dei rifugi per chi è rimasto senza casa è l'habitat ideale per la loro propagazione. Poi bisognerà ricostruire. «Ci vorranno anni e costerà 3 miliardi di dollari», ha detto il presidente Rafael Correa, che già deve far fronte a una dura crisi economica.
Notte all'addiaccio
Nella cittadina di Manta, la gente resta nelle strade, anche di notte. Si sentono più sicuri lì che nelle case, anche chi ne ha ancora una. Luis Arturo Erazo da sabato scorso dorme con la sua famiglia e un centinaio di altre persone sul campo da pallacanestro vicino alla stazione di Polizia. «Qui ci conosciamo tutti, tentiamo di distrarci a vicenda». Mai troppo lontani, comunque, dalle abitazioni. Nel quartiere, al buio, girano gli sciacalli.