Reportage | Accanto agli sfollati a causa del conflitto nel nord del Mozambico

Un reportage racconta il progetto “Rafforzamento multi-settoriale” in Mozambico che promuove lo sviluppo economico e la tutela dei diritti umani.  

A 6 anni di distanza dall’inizio del conflitto in Mozambico, numerosi attacchi terroristici di matrice islamica nella provincia di Capo Delgado hanno causato oltre 830.000 sfollati interni, 4000 morti, oltre ad ingenti danni a infrastrutture come scuole, ospedali, strade e abitazioni.

In questo contesto AVSI implementa il progetto “Rafforzamento multi-settoriale” sulle tematiche di protezione e tutela dei diritti umani, rafforzamento economico e risposta alla prima emergenza (distribuzioni, costruzioni di rifugi, gestione di campi profughi).

Attraverso il supporto tecnico e finanziario di UNHCR, i fondi della cooperazione tedesca - GIZ (cooperazione Tedesca) e della banca di sviluppo africana (AfDB), il progetto permette la realizzazione di attività votate alla resilienza e allo sviluppo dell’attività di impresa nella provincia di Capo Delgado, nella cittá di Pemba e nei distretti di Metuge e Mecufi.

Il reportage del fotografo Matteo Bastianelli racconta le azioni e i protagonisti del progetto di AVSI nel nord del Mozambico

Il progetto

AVSI e UNHCR implementano una serie di corsi formativi volti ad aiutare le aziende e i piccoli imprenditori nella gestione di un business sostenibile, e nello specifico attraverso i fondi della Banca di Sviluppo africana, nel settore della pesca, dove il partner governativo pro Azul gestisce il progetto a livello generale, attraverso la fornitura di materiale e grant ai pescatori, mentre AVSI lavora sullo sviluppo delle capacità di gestione di un business e interpersonali dei lavoratori all’interno della filiera della pesca artigianale, insegnando come rapportarsi rispetto all’esterno e con il loro team nell’attività di business e sottolineando l’importanza delle tematiche volte alla protezione in generale, come violenza di genere, diritti dei bambini e diritti umani.

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Dopo la fine della guerra civile post-colonialismo nel 1992, la zona nord del Mozambico è rimasta indietro rispetto al sud nello sviluppo economico e nell’attività di impresa, per questo motivo il progetto, attraverso i fondi di GIZ, lavora anche sostenendo ragazzi e ragazze identificate attraverso attività di protezione e tutela (giovani sfollati, vittime di violenza di genere, persone con disabilità o vittime di discriminazioni). Attraverso un percorso di formazione, che si conclude con un sostegno a fondo perduto di 30.000 meticais (moneta del Mozambico) per ogni beneficiario (poco meno di 500 euro) creando le condizioni per avviare oltre 200 piccole attività, sia agli sfollati interni che alla popolazione residente nella città di Pemba. Piccole attività eterogenee, che vanno dalla vendita di generi alimentari alla fornitura di servizi. Con questo sostegno, i beneficiari hanno potuto costruire i loro piccoli negozi, spesso fatti di canne di bambù e tetti di lamiera e acquistare il necessario per iniziare la loro attività. Il rendimento varia dai 30 ai 300 euro di guadagno netto al mese, e costituisce un primo passo nella direzione di un’indipendenza economica, oltre che un sostegno tangibile nel bilancio dell’economia disastrata di migliaia di famiglie.

Rassegna stampa

Matteo Bastianelli