Mozambico. Con Eni un'idea vincente per far rinascere un intero quartiere
Un 'bairro" degradato, con strutture fatiscenti e frequenza scolastica scarsa. A Pemba con Eni abbiamo lanciato un'idea che si è rivelata vincente per l'intera comunità
La provincia di Cabo Delgado, nel Mozambico dalle acque cristalline e dal verde rigoglioso, ha importanti criticità in termin i di accesso all'educazione, particolarmente nella città di Pemba, dove la qualità dell'insegnamento e delle infrastrutture educative rappresenta una delle maggiori sfide. In questo quadro, con consapevolezza, Eni ha puntato sull'educazione, in cooperazione con la Direzione Provinciale per l'Educazione, la Municipalità di Pemba e rappresentanti della comunità di Paquitequete inclusi leader comunitari e religiosi.
Il progetto della scuola di Paquitequete è nato per offrire strutture e materiali didattici a bambini in condizioni disagiate: il quartiere in cui si trova è il più antico di Pemba, un centro di pescatori, ed è, allo stesso tempo, il più degradato. Qui la frequenza scolastica è scarsa e la mancanza di un centro vero e proprio, come fattore aggregante, non ne permette lo sviluppo reale ed effettivo. La prima fase del progetto ha riguardato la parte infrastrutturale, con la costruzione di una nuova scuola che copre l'intero percorso di studi primari. Sono circa 2mila i beneficiari diretti (gli alunni, con una percentuale femminile vicina al 60%) e 13mila gli indiretti (l'intera comunità- del "bairro"), con un impegno di oltre un milione di euro.
A tutto questo si è aggiunta la seconda fase del progetto, un importante supporto al programma didattico in collaborazione con AVSI: la fornitura di strumenti e materiali educativi e lo sviluppo di attività extra- curriculari come lo sport, l'orticultura, la poesia e il teatro. Svago, gioco e cultura come strumenti. L'aspetto della componente insegnanti necessitava di particolare attenzione.
Il corpo docente non era sempre "fidelizzato", soprattutto a causa della stessa organizzazione scolastica: lezioni su più turni, grande affluenza di alunni, ma senza controllo degli accessi. Si rischiava di fallire nel fornire materiale "bello" se non si disponeva del supporto umano adeguato. Perché l'uomo e il suo sentire restano sempre al centro. Ecco allora che l'aspetto da valorizzare poteva essere solamente quello di lavorare su un gruppo di persone selezionate all'esterno della scuola, vincolate a Eni per il progetto, individuate da corpi intermedi che vivessero nella città, quindi conoscendola. Il coinvolgimento di autorità locali e associazioni territoriali, la ong Khandhelo in primis, sarebbe stato fondamentale per tale selezione. I quattro "formatori dei formatori" selezionati, seguiti da un coordinatore e integrati nel corpo insegnante, avrebbero dato presto vita a "aprendemos brincando", ossia a quell'imparare giocando tanto importante per i bambini, lo stimolo delle capacità di apprendimento attraverso il gioco. Un programma didattico, materiali e strumenti per far scoprire ai bambini la bellezza e incoraggiare la riflessione sulle analogie culturali e ambientali tra la loro realtà locale e il mondo, guidandoli, in classe, con un mappamondo. Per scoprire, imparare, sognare e viaggiare con la mente. Il ruolo dei facilitatori, che sono entrati in punta di piedi in un ambiente pur muovendosi con alcuni schemi diversi, si è rivelato molto importante anche nel periodo delle vacanze e di interruzione delle lezioni, quando hanno continuato a fare attività per e con i bambini
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